La rara suggestione della vista del Ponte Sodo, raggiunto ieri all’interno del Parco di Veio partendo da Isola Farnese alle porte di Roma (trattasi di una antichissima galleria scavata dagli Etruschi probabilmente nel VI secolo A.C.)

 

Andrea Mariotti

 

P.s.

Scrivo queste righe vivamente preoccupato per l’estate cronologicamente non più tanto distante. Se, come sembra, si presenterà più calda di quelle passate per la presenza prolungata di un temibile anticiclone nordafricano (con punte di 40 gradi e umidità alle stelle un po’ ovunque) saranno veramente dolori. Sì, perché i fronti freddi che dovranno poi dare le prime spallate al caldo esagerato provocheranno danni cui non voglio nemmeno pensare, in un paese come il nostro fragilissimo dal punto di vista idrogeologico. Questo non è catastrofismo ma semplicemente realismo, suffragato dagli effetti a tutti noti delle perturbazioni violentissime dell’ottobre passato e dell’altro ieri che, fra le tante vittime, ci fanno piangere anche la morte di un quattordicenne avvenuta a Capena (Roma). Per quanto mi riguarda, dopo essere rincasato sabato scorso con il gelo, ecco che non più tardi di ieri mi sono sorpreso per il repentino innalzamento della temperatura camminando all’interno del Parco di Veio durante le ore centrali della giornata (allo scopo di evitare quelle più fredde del mattino). Camminando, il pensiero è peraltro andato a quella che si potrebbe definire una equazione perfetta: le condizioni metereologiche molto instabili, estremizzate di oggi così coerenti con la nostra società agitata e certamente non governata da una pseudo-classe politica impegnata nello spararle sempre più grosse (non credevo ai miei occhi ieri nel vedere in televisione un certo ministro che deposte le varie divise arringava la folla con grazioso cappellino estivo). Ma senza divagare, intendo andare ancora più a fondo a proposito della mia suddetta inquietudine rammentando (ci pensavo sempre ieri), la tragedia delle Gole del Raganello del 20 agosto scorso. Sprezzo ferragostano delle condizioni meteo, fiducia a guide non autorizzate che fanno firmare “liberatorie” a chi si presenta magari in sandali da mare dovendo percorrere delle gole strette e insidiose anche con tempo asciutto sono state, in tutta evidenza, le premesse delle tante vittime e feriti che sappiamo… Ecco, questo è il punto. In assoluto e attualmente il nostro contatto con la natura dev’essere cauto, molto cauto; senza quel superficiale fatalismo che ci spinge a sfide insensate; perché su questa terra dove siamo di passaggio rimane ragionevole non andarseli a cercare, i guai, esaltando poi i nostri cari angeli (vedi Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino e via dicendo). Un atteggiamento da parte nostra più maturo e responsabile è un obbligo che abbiamo verso la nostra vita da cui discende poi il rispetto verso chi è chiamato a soccorrere possibilmente non degli incoscienti. Percepisco in conclusione il pericolo di mesi che si annunciano molto difficili a cominciare dal disgelo di aprile-maggio (che spero sconsiglino i fuori-pista in montagna dove sono una realtà innalzamenti termici anche di 20 e più gradi, dalla notte al giorno)…a/m

 

 

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