Per ricordare da vicino il giorno in cui fu comunicata a Salvatore Quasimodo la notizia dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura (28 maggio 1959), nel pomeriggio si è svolto a Roma un interessante nonché emozionante incontro con il figlio Alessandro (presso l’Associazione Culturale Aleph in Trastevere). Del grande poeta di cui quest’oggi è stato possibile percepire tutta la sua umanità, si ripropongono qui versi incisi nella memoria di tutti…a/m:
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Poesia di SALVATORE QUASIMODO, dalla raccolta GIORNO DOPO GIORNO, 1947
Nella lirica “Alle fronde dei salici” che apre la raccolta “Giorno dopo giorno” di Salvatore Quasimodo, la voce del poeta -in un clima di impotente smarrimento di fronte agli orrori della guerra- sembra inaridirsi e le cetre appese ai salici (con riferimento al salmo biblico CXXXVI “In salicibus…sospendimus organa nostra..) restano mute. Tuttavia, nelle immagini di intensa drammaticità si coglie una lontana, nostalgica speranza di canto “l’impegno del poeta di farsi voce responsabile dell’umanità” (G.Munafo’). Grazie, Andrea, per aver riproposto i sublimi versi in cui ritroviamo la piena misura poetica del Quasimodo postbellico: il dialogo umano, il musicalizzarsi del suo fondamentale realismo, l’incidenza della sua arte nel gusto della poesia contemporanea.
Grazie a te, Fiorella, per questo tuo commento che puntualizza i termini di quella forza incisiva cui ho fatto cenno a proposito della lirica in oggetto. Un caro saluto