A quarant’anni dalla strage alla stazione di Bologna

Ho seguito ieri su RAI Play per la serie ” La grande storia” le immagini dell’atroce strage alla stazione di Bologna di quel sabato 2 agosto di quarant’anni fa. E mi sono commosso nel rivedere la persona di Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, aggirarsi nei pressi dell’ala crollata della stazione nel pomeriggio di quello stesso giorno, arrivato dalla Val Gardena dove si trovava in vacanza. Con la voce rotta, alle domande dei giornalisti, disse soltanto che non poteva parlare, essendosi accostato poco prima a due bambini in punto di morte a seguito dell’esplosione. Già, Sandro Pertini!.. Sappiamo che sta quasi per cominciare il processo sui mandanti di tale efferata strage, processo che vede in primo piano la figura di Licio Gelli (deceduto), storico crocevia delle trame più oscure della Repubblica. Bene, seppure fuori tempo massimo, che giustizia venga in qualche modo resa ai parenti delle vittime e in subordine a tutti i cittadini onesti di questo nostro disgraziato paese. Un paese però, mi sia concesso di dire, troppo inquinato per essere sia pure in minima parte credibile in quanto a trasparenza e a buon governo. Dati alla mano, infatti, emerge che nel terribile agosto del 1980 Presidente del Consiglio era quel Francesco Cossiga a quanto pare “promosso” per l’ inquietante e fallimentare sua gestione del caso Moro di due anni prima (nelle vesti allora di ministro dell’interno). Ma, sempre dati alla mano, eccolo diventare addirittura Presidente della Repubblica nel 1985, il nostro ineffabile Cossiga, pronto per passare agli annali con le sue incessanti esternazioni, a dir poco destabilizzanti…altro che del marcio in Danimarca, signori, questa è la storia ancora recente del nostro paese che non possiamo seppellire nella nostra memoria assieme ai morti della stazione di Bologna. E aggiungo che bisogna ricordare bene la forte mobilitazione civile della città emiliana, in quanto moltissimi cittadini si misero allora a disposizione per il trasporto delle vittime e dei feriti. La parte sana, coesa e solidale di questo nostro sventurato paese insomma; paese che, a distanza di quarant’anni, non più tardi di ieri l’altro, ha espresso di contro un livello d’abiezione duro da digerire, riferendomi alla povera donna che a Crema si è data fuoco immortalata da più persone con lo smartphone.

 

Andrea Mariotti

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