Nell’augurare a tutti con leggero anticipo Buon Anno, non posso non pensare alle sofferenze grandi di uomini e cose; a questa nostra Madre Terra capace, nel 2010 ormai agli sgoccioli, di imprigionare -nell’agosto scorso- la Russia in una terribile, inaudita bolla di calore; volendo tacere del catastrofico terremoto di Haiti, del disastro ecologico nel Golfo del Messico. Qua da noi, in Italia, nella fattispecie a Roma, gelate alternate a rabbiose e caldissime raffiche di scirocco o libeccio (fate voi), ad inizio inverno. Così, nell’aver sentito giorni addietro il crepitio delle foglie quasi torturate dal vento, ecco il mio tornare con la memoria ad Ungaretti, a questi suoi versi di francescana purezza e umiltà che meglio non potrebbero esprimere il dolore cosmico:
Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.
Giuseppe Ungaretti, versi estrapolati dalla poesia O notte, 1919, in Sentimento del Tempo (ora in Vita d’un uomo, Tutte le poesie, Arnoldo Mondadori Editore).
P.S. Del resto, come chiudere se non con la poesia di Ungaretti, questo 2010 sul presente blog? i versi citati (a quarant’anni dalla scomparsa del Maestro), credo suggeriscano un viaggio interiore, con l’umiltà dei forti e non dei deboli; non in senso confessionale, piuttosto con lo spirito consapevole della leopardiana GINESTRA.