La bellissima foto qui presentata mi è stata inviata dall’amico Paul Harris, appassionato ornitologo. In essa possiamo osservare il Biancone (uccello rapace dell’ordine falconiformi, così chiamato per il piumaggio bianco sul ventre) accanto al proprio piccolo con un serpente tenuto stretto nel becco. Ebbene, con Paul Harris e Antonio Doria, sabato scorso ho percorso il sentiero che da Tolfa (in provincia di Roma) tocca la base dell’aguzzo monte Tolfaccia. Tale sentiero, nell’antichità alternativo alla via Francigena che conduceva da Siena a Roma, lastricato tuttora a ciottoli, soprattutto nella parte iniziale che scende fino al Fosso di Santa Lucia, avrebbe potuto permetterci, in effetti, l’avvistamento del Biancone, sia pure in anticipo sui tempi, secondo Paul. E così è stato, al dunque; nel senso che non abbiamo avvistato il grande uccello rapace dal ventre bianco e un’apertura alare prossima ai due metri. Pazienza! la foto di Paul Harris rimane un bel regalo per me e per i visitatori del blog, credo. Sarò grato a questo amico, da me conosciuto grazie ad Antonio Doria, se vorrà direttamente intervenire, descrivendoci più nei dettagli le caratteristiche e le consuetudini del Biancone. Gradevole è stata in ogni caso l’escursione di sabato scorso, in armonia con i suddetti amici; in un tepore quasi primaverile, nonostante la presenza della neve in diversi tratti del percorso. Così dicendo, auguro a tutti i visitatori del blog, possibilmente, una sana attività all’aria aperta (ottimo rimedio, come ben sappiamo, contro lo spleen). Si tratta, senza retorica, di ritrovare noi stessi grazie all’amore e al rispetto per la natura.

6 commenti su “

  1. Paul Harris

    Ciao Andrea, ciao a tutti, aggiungo con piacere qualche nota sul biancone, che è il rapace che amo di più e che studio da oltre 40 anni ! Effettivamente, insieme agli amici Andrea ed Antonio speravo di avvistarne uno sabato scorso ma sospettavo fosse un po’ troppo presto. Infatti il biancone arriva da noi solo verso la fine di febbraio per riprodursi, per poi ripartire a fine estate. La sua presenza ed il suo verso flautato sono caratteristiche delle primavere tolfetane. Per fortuna, nonostante il WWF temesse per la sua sopravvivenza in questa splendida zona a poca distanza da Roma (ci sono soltanto poche decine di coppie), negli ultimi 40 anni ha mantenuto i suoi effettivi, anzi probabilmente oggi c’è qualche coppia in più. Forse lo aiuta il fatto di arrivare da noi a caccia chiusa, forse la sua dieta specializzatissima (serpenti e lucertole) gli ha permesso, con il disboscamento che è sempre in aumento, di trovare prede più facilmente. Sicuramente anche la sua abitudine di nidificare in boschi fitti e spesso su pendii invasi dalla macchia mediterranea, gli permette di allevare il suo unico pulcino in santa pace, senza grosse insidie da parte dell’homosapiens“. Concludo questa breve nota con una frase che riporto dal libro “L’Aquila dei Serpenti”, scritto dal mio amico Francesco Petretti, sicuramente il maggior conoscitore italiano della specie: “Del biancone in Italia scrisse il poeta latino Virgilio, che nelle Georgiche ricorda l’arrivo primaverile del grande uccello bianco odiato dai lunghi colubri (cum vere rubenti candida venit avis longis invisa colubris)”.

  2. andreamariotti Autore articolo

    Ciao Paul, un vivo ringraziamento da parte mia per questo tuo tempestivo e apprezzabile commento, frutto di passione e competenza sedimentate davvero sul campo; e non da oggi, bensì da quarant’anni e più, come tu stesso ricordi. Molto suggestivo, peraltro, il richiamo a Virgilio (libro secondo delle Georgiche, verso 320; volendo integrare a beneficio dei visitatori del blog l’affascinante citazione in oggetto). Probabilmente senza immaginarlo, amico mio, hai fatto cenno al testo virgiliano a me più caro (vorrei ricordare, al riguardo, che la “lenta ginestra” -cioè flessibile- cui si appella Giacomo Leopardi nel suo altissimo, estremo canto, altro non è che la rivitalizzazione -potremmo dire così- di un calco virgiliano: “lentaeque genistae”; Georg. II, 12)…quella ginestra che il Recanatese avverte “…più saggia, ma tanto/ meno inferma dell’uom…”. Un saluto cordiale a te, Paul, osservatore appassionato e competente della natura e molto consapevole delle insidie dell’homo sapiens.

  3. Franco Campegiani

    Noto con gioia, caro Andrea, l’accentuarsi, su questo blog, dell’interesse per la natura. Non è un caso, ritengo, che ciò accada dopo i tuoi recenti ed esaltanti impegni leopardiani. Il poeta di Recanati, infatti, checché se ne dica, ha il potere di suscitare un enorme interesse per la natura. Si dirà che lui la maledice (ed è vero), ma ci sono maledizioni che hanno il sapore di lodi, come l’urlo semiblasfemo del Cristo sulla Croce, che in realtà è una preghiera sublime. Madre Natura dà e toglie, perché se non togliesse, non potrebbe neppure dare. Se si dà, si deve dare qualcosa che non c’è, per cui affermazione e negazione si giovano l’una dell’altra. I doni che la natura dà, si devono necessariamente logorare e corrompere, altrimenti non ci sarebbe il rinnovamento del dono. Sta qui l’equilibrio della vita naturale: un equilibrio dinamico (non statico) e profondamente intelligente. Dovremmo smetterla, noi umani, di pensare che soltanto noi siamo intelligenti. Tutta la vita lo è, e la ragione dell’uomo è soltanto una delle forme di intelligenza possibili. Oltretutto, trattasi di un’intelligenza astratta, la cui utilità è fuori discussione, ma il cui abuso conduce inevitabilmente verso i disastri e le catastrofi. In natura (uomo compreso, come essere naturale) questo tipo di intelligenza astratta non esiste, ma esiste un’intelligenza viva e diretta che vive sempre nell’equilibrio e s’incarica di recuperare ogni possibile squilibrio. Forse sono andato fuori tema, caro Andrea, ma il piccolo portento della natura che tu ed il tuo amico Paul ci avete mostrato nel suo umile splendore, non poteva non farmi scattare la molla di una riflessione comparativa con la stupidità e l’arroganza del cosiddetto “homo sapiens sapiens”. Un grande abbraccio.

  4. andreamariotti Autore articolo

    Altro che fuori tema sei andato, carissimo Franco! Il tuo è, non diversamente dal solito, un commento prezioso da accogliere nella sua lucente profondità. Non poteva certo mancare la tua voce di fronte ad una fotografia del genere! Un ringraziamento e un abbraccio.

  5. maria rizzi

    Caro Andrea,
    di incandescente purezza questo articolo che, dopo un lungo periodo di catastrofi naturali, che hanno afflitto il nostro paese, intona un canto d’amore per la natura, intesa, anche leopardianamente, come madre-benigna. Innanzitutto mi preme sottolineare che concordo con l’amico Franco circa il concetto che gli eventi negativi accadono affinchè ci si possa ricordare che esiste il bene e lo si riesca ad apprezzare in tutta la sua pienezza. Bella la tua giornata in montagna, nell’aria rarefetta e addirittura primaverile, con il compagno d’avventura Paul Harris, che ci ha erudito sulle origini e le abitudini di questo uccello che resiste al rischio di estinzione e vola tra i boschi emettendo versi flautati! La lettura dei vostri due brani mi ha proiettata in una dimensione lieve. Le Georgiche del caro Virgilio e il tuo riferimento all’indomita Ginestra leopardiana, hanno completato l’affresco.
    Eravamo salvi! Vi ringrazio tutti e abbraccio forte te e Franco.

  6. andreamariotti Autore articolo

    Grazie, cara amica per questo tuo appassionato intervento, toccante nella chiusa. Non rimane che ringraziare ancora Paul Harris per il dono che ha fatto a tutti noi consentendomi di pubblicare una foto di rara bellezza. Un abbraccio

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