Da non perdere, in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, la puntata di giovedì scorso di La storia siamo noi (naturalmente in prima serata, alle ore 23,40, su Rai2). Agnese Borsellino, infatti, moglie di Paolo, intervistata da Giovanni Minoli, ha ricordato come il marito, dopo la strage di Capaci, perfettamente consapevole del conto alla rovescia per lui scattato, uscisse di casa da solo non poche volte di mattina; magari per comprare il giornale o le sigarette (nell’intento di “nascondere” ai mafiosi la sua scorta, fatta di ragazzi generosi che poi, effettivamente, trovarono con il giudice la morte in quella tragica domenica del 19 luglio 1992). Confesso di essermi sentito profondamente commosso nell’apprendere questo particolare tutt’altro che secondario; particolare che la dice lunga sull’altezza morale di Paolo Borsellino. Ricordo perfettamente quel pomeriggio di vent’anni fa: ero in un bar di Celano (L’Aquila), a ristorarmi dopo un’escursione in montagna; ed ecco l’urlo delle sirene diffuso dalla televisione, il fumo, e la tremenda notizia non inaspettata, purtroppo, dal giorno della precedente strage di Capaci. Amare le mie lacrime, quel pomeriggio di luglio. Per Giovanni Falcone non avevo pianto (o meglio, lo avevo fatto interiormente); ma per Paolo Borsellino sì; non riuscendo ad accettare il fatto che non si fosse stati in grado di proteggerlo, di sottrarlo alla condanna mafiosa. Oggi, naturalmente, comprendo meglio come mai e poi mai Paolo Borsellino avrebbe per così dire abbandonato la nave proprio nel momento più grave e delicato; ucciso Giovanni Falcone, infatti, chi altri se non lui, Borsellino, avrebbe potuto portare avanti la lotta contro la mafia con la professionalità, l’acume e il coraggio sempre condivisi con l’amico Giovanni, nonostante il pericolo incombente? Ed anche mi ha fatto bene, in un certo senso, per tornare alla trasmissione di ieri sera, rivedere l’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro quasi travolto fisicamente dalla folla inferocita alle esequie di Borsellino e dei ragazzi della scorta…ecco uno che non “auspica” ma che ci ha messo sul serio la faccia, ho pensato ieri sera. Ma che il cattolicissimo Scalfaro fosse un galantuomo autentico, non è un mistero per nessuno. Tuttavia non voglio inquinare questo breve scritto con allusioni troppo evidenti al nostro povero presente. Intendo soltanto sottolineare, come tanti, che davvero uomini come Giorgio Ambrosoli, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ( per fare i nomi che adesso mi vengono in mente) sono i pilastri vivi e portanti della nostra società civile, la parte migliore del nostro Paese sfigurato da quello che è venuto dopo (in termini di pessima politica, eticità irrisa, corruzione alla grande e via dicendo). A Paolo Borsellino comunque, per chiudere, dedico la foto qua sopra da me scattata all’ interno della stupenda Martorana di Palermo, nel 2009.
Mio caro amico,
non amo la televisione ed ero tornata quel giorno dalle ferie, ma ho seguito la trasmissione che segnali con profondo senso etico e civile. Sono legata in modo particolare alle storie dei magistrati Falcone e Borsellino e a quegli anni di piombo che segnarono una sorta di spartiacque tra il tempo della mafia che travolgeva apertamente e quello della mafia che agisce in modo più vile e sotterraneo…
Saviano docet…
Parli della figura del Presidente della Repubblica Scalfaro e non oso contraddirti, anche se al funerale di Borsellino avvennero episodi inenarrabili.
Per timore della ritorsioni mafiose i commercianti non abbassarono le saracinesche dei negozi e la gente, inferocita, si scagliò contro i politici e contro lo stesso presidente Scalfaro. I rappresentanti delle forze dell’ordine, oggi molto attaccati, rischiarono di rimetterci la vita e fecero scudo attorno alla figura del Capo dello Stato.
Sai, carissimo Andrea, figure come quelle di Falcone e Borsellino si stagliano nitide nel panorama confuso dell’Italia degli ultimi vent’anni, rappresentano l’esempio che ben pochi, forse nessuno, ha avuto il coraggio di seguire, ma sui nostri Presidenti i discorsi diventano meno nitidi. Io credo negli uomini che lottano per la giustizia.
Credo negli ‘eroi silenziosi’, che rischiano davvero in prima persona… i magistrati di cui parliamo esercitavano il loro lavoro senza apparire -Falcone non voleva la scorta! -.
Ti ringrazio per il tributo che rendi al loro operato e come sempre ti abbraccio caramente!
Del presidente Scalfaro, scomparso, sia pure in poche parole ho detto tutto il bene possibile, cara amica, nel mio scritto; peraltro non mi dimentico degli ultimi suoi anni, nei quali in più occasioni ha preso la parola per difendere la Costituzione attaccata da un sovversivo che ha fatto fin troppo sognare noi italiani. Ti ringrazio per aver voluto commentare questo mio articolo da me particolarmente sentito. Un abbraccio