Ringrazio il mio ottimo amico Franco Campegiani per avermi tempo addietro presentato Ninnj Di Stefano Busà. Poetessa, critico, saggista e giornalista, incoraggiata al suo esordio da Salvatore Quasimodo, è autrice finora di venti sillogi poetiche (sulle quali si è concentrata l’attenzione critica di Carlo Bo, Franco Fortini, Walter Mauro, Alda Merini, Geno Pampaloni, Giovanni Raboni, Edoardo Sanguineti, Ferruccio Ulivi; per tacere d’altri). Tradotta in francese, inglese, tedesco, spagnolo e serbo-croato, ha tenuto conferenze in diversi paesi esteri, ovunque ricevendo consensi e prestigiosi riconoscimenti. Lungo sarebbe l’elenco della produzione saggistica della scrittrice, Presidente della Lombardia dell’Unione Nazionale Scrittori, e negli anni passati docente di corsi della letteratura e storia delle poetiche presso l’Università Terza di Milano. La mia recensione che qui di seguito i visitatori del blog potranno leggere, riguarda la raccolta della Busà dal titolo IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA, Edizioni Tracce, Pescara, 2011 (con prefazione di Walter Mauro); recensione sgorgata, è il caso di dire, dalla mia penna senza attrito, considerando le poetiche bellezze di cui ho potuto godere al cospetto dei versi di Ninnj Di Stefano Busà (la foto qua sopra è mia, scattata nel 2009; e volentieri la dedico alla scrittrice, Presidente di uno scambio culturale internazionale con l’Equador; paese dove vive un mio fratello, traduttore presso l’Ambasciata Italiana di Quito…l’immagine, suggestiva credo, ci permette di osservare la cima del vulcano attivo RUCU PICHINCA che troneggia sopra la capitale dell’Ecuador):

SU IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA

Come non rimanere abbagliati –va detto subito da parte mia- dalla prima lirica della suddetta silloge poetica? Essa, infatti, di cui cito il verso incipitario, Non che io conosca la geometria dell’aria, risulta a parer mio governata da una sicurezza del ductus poetico assoluta. Tant’è che, nei versi della poesia, si passa dall’io al noi per approdare al bellissimo infinito sostantivato “Rinascere poi…” in chiusa, attraverso un vorticoso moto centrifugo distante dall’immobile, verticalizzato io poetico in grado di sedurre tuttora poeti anche raffinati. No, nella lirica in oggetto la sintassi quasi scappa di mano (nel senso più positivo che si possa immaginare) con la stessa sapienza che riconosciamo ai grandi romanzieri indugianti su figure e dettagli apparentemente marginali rispetto alle ragioni ergocentriche di quanto vanno raccontando. Così dicendo, si dà per scontata la sprezzatura di Ninnj Di Stefano Busà nei confronti dei correlativi oggettivi; nel senso che, nella lirica in questione, la corrente poetica passa dagli umani alla “foglia che marcisce e alimenta la notte” senza divario ontologico; suscitando davvero l’impressione di una musica “sinfonica”; all’aperto, piuttosto che “cameristica”; in ogni caso moderna, tagliente, dinamica quanto più non si potrebbe. Il fatto che io indugi parecchio su questa prima lirica della silloge non deve sorprendere; avendo particolarmente ammirato, in essa, stilisticamente parlando, la splendida inarcatura “notte/incombente”: laddove la pausa metrica è talmente felice da indurre il lettore a sostare con il pensiero, mentre si allarga minaccioso l’abbraccio notturno (caso esemplare di un significante che irrobustisce non poco tramite il proprio plus-valore l’emissione di senso). Ma non posso neppure trascurare uno stilema piuttosto incisivo, della scrittura poetica di Ninnj Di Stefano Busà (sempre in merito alla suddetta lirica): alludo alle rime intra-verso (“Possediamo il godimento, il ramo stento”; “eppure è chiaro il giorno, c’è tanta luce intorno”)…quante bellezze, insomma, in questa prima lirica della raccolta! e quale marcata problematicità di pensiero fino all’esplosione finale di luce! raramente, mi spingo a dire, un libro di poesie parte così forte come IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA. A riscontro di quanto appena osservato a proposito delle rime intra-verso della prima lirica della raccolta, ecco il bellissimo “fiorisce e lenisce” (secondo verso di Poggio le mani sul tuo cuore; in posizione forte dal punto di vista metrico). Circa questa lirica, inoltre, superfluo sembrerebbe dover aggiungere qualcosa sulla plastica bellezza della chiusa (“Così la morte, una lingua muta…”); chiusa sulla quale si è giustamente focalizzata l’attenzione di Walter Mauro; eppure, dal mio punto di vista, non ho potuto non ammirare la ri-creazione, da parte di Ninnj Di Stefano Busà, di un celebre verso di Sandro Penna “…entro il dolce rumore della vita”; verso che la memoria involontaria della Busà ha perentoriamente risolto in “brusio tenace della vita” (a dimostrazione di un ductus tutt’altro che esangue, liricheggiante; di contro scolpito, in diverse poesie). Colgo qui l’occasione per puntualizzare quanto abbia poi apprezzato l’incipit in medias res delle liriche della raccolta, prive di quei “titoli-coperchio” che certamente avrebbero tolto qualcosa alla forza dirompente della scrittura poetica di Ninnj Di Stefano Busà. Di tante altre bellezze occorrerebbe dar conto, in merito alla silloge IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA; bellezze che toccano il cuore del lettore, semanticamente parlando, a parte lo splendore formale del libro; e comunque citiamone alcune, di tali bellezze, sospese tra umano calore e nichilismo del pensiero: “Questo mi porta il mare” (verso incipitario); “Ognuno sa…Niente esce illeso” (verso incipitario e chiusa; “Costeggio il paesaggio…Sento il dolore del cristallo franto,/ la turbolenza straziata/ tra la pelle/ e l’anima mundi”; “Esiste un tempo d’attesa” (quest’ultima lirica, con stupenda giuntura al terzo verso, “l’agguato dell’inverno”)…stavo dicendo, tanto andrebbe ancora osservato riguardo alla silloge IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA. Ma occorre qui riportare integralmente una gemma d’alto stile, così com’è risultata alla mia lettura la seguente lirica:

Ci pensano gli anni a puntellare
l’agguato delle ali, la liturgia
che imporpora il sonno alle ortiche.
Vi è un dolore talvolta sottile che spacca
le argille, spande i suoi silenzi
nei grumi, come il vento tra i rami.
Vi rovista il cuore nella follia degl’interludi,
ha sandali di rovi, tutta la solitudine
degli oceani, qualche seme tenace di orgoglio
a incarnarsi al libeccio, a ferire
il disavanzo della carne che deterge il dolore
.

Ebbene, riguardo a questa lirica, andrà osservata la raffinata e sinestetica quasi rima sottile/argille” (peraltro preceduta dalla suggestiva giuntura “l’agguato delle ali”); per tacere della annominazione rovesciata “Vi rovista…/ ha sandali di rovi” (laddove nell’azione del verbo “Vi rovista” è già concepito il nome, ossia i “rovi”. E dello stupendo verso di chiusa finemente allitterato non vogliamo dir nulla, tutto egemonizzato, sul piano fonosimbolico, dalla consonante D, a preparare il “dolore”, parola che suggella la lirica? Ma è tempo di abbandonarsi a una lettura tutta interiore della suddetta lirica, al di là della sua pur finissima trama sommariamente evidenziata…a Ninnj Di Stefano Busà va in conclusione il mio profondo ringraziamento per avermi offerto, con la silloge IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA, il dono di una grande, toccante e coinvolgente poesia.

Andrea Mariotti, agosto 2012

7 commenti su “

  1. Bianca 2007

    La grande poetessa apprezzerà sicuramente questa bella recensione scritta con competenza e passione.
    Complimenti vivissimi ad entrambi e un grazie particolare ad Andrea per questo dono veramente inaspettato.
    Mirka Bonomi

  2. andreamariotti Autore articolo

    Come ho ricordato all’inizio dell’articolo, cara amica, ho conosciuto di persona la primavera scorsa Ninnj Di Stefano Busà; ebbene, netta la mia percezione di essere stato come investito da una fortissima corrente poetica ( e le liriche della scrittrice questo dimostrano con evidenza credo incontestabile). Sicché, posso dirti che nulla di studiato da parte mia vi è stato nella conclusione della recensione, quando, io per primo, spontaneamente, mi sono abbandonato -dopo l’analisi stilistica- alla parola poetica lucida e struggente della Busà “…Vi è un dolore talvolta sottile che spacca/ le argille…”. Ti ringrazio a mia volta per le tue parole di apprezzamento per il servizio che ho reso all’opera di una grande poetessa, come dici giustamente. Un abbraccio.

  3. Sandro Angelucci

    Caro Andrea,
    ti ringrazio di avermi chiamato in causa a proposito di questa tua recensione a “Il sogno e la sua infinitezza” (raccolta che ho avuto il piacere non solo di leggere ma anche di recensire). Ninnj Di Stefano Busà è poetessa che conosce perfettamente la più difficile delle arti della parola e sa donare il suo dettato senza forzature, cercando sempre quella comunicazione che si faccia carico dei significanti tipici e topici dell’espressione poetica. Il fatto, quindi, che tu abbia incentrato la disamina sull’aspetto stilistico-formale rende senz’altro onore, a te per l’accurata indagine, ed a lei per quanto è riuscita a “dire” con il linguaggio della poesia. Ho trovato molto interessanti soprattutto le tue considerazioni finali: il “vi rovista” del cuore ed i suoi “sandali di rovi”; il fonosimbolismo, che acutamente rilevi, dell’ultimo verso della lirica riportata.
    Bene, grazie allora. E non solo a mio nome ma di tutti coloro che amano ascoltare la musica anche quando semplicemente si parla di poesia.

    Sandro Angelucci

  4. Franco Campegiani

    Carissimo Andrea, tornato dal mare (vacanza breve, ma importante per svariate ragioni), trovo questa tua stupenda recensione al recente lavoro della Busà, a me già noto per averlo a suo tempo recensito. Trovo questa gradita sorpresa dapprima in una mail inviatami dalla poetessa e successivamente qui, nel tuo blog, crocevia di sempre più importanti incontri culturali. Cosa dirti, Andrea? Conosco le tue sottili capacità critiche (oltre che poetiche), ma in questo caso resto piacevolmente spiazzato e sorpreso. Condivido pienamente il senso del tuo scritto, teso ad evidenziare il “vorticoso moto centrifugo” dal soggettivo che caratterizza la poesia di Ninnj. Il che comporta anche la distanza dai “correlativi oggettivi”, visto che il soggetto pretende l’oggetto e l’uno e l’altro e si giustificano reciprocamente. La poesia della Busà parla della Vita direttamente ed attinge al suo flusso senza bisogno di ricorrere a metafore intellettuali. E veramente questa poesia è immersa in “medias res”, come tu dici, in un andamento poematico che non ha bisogno di “titoli-coperchio” e che risulta presa nel vortice della vita. L’uomo ed il mondo sono davvero un tutt’uno, “senza divario ontologico”, come tu ancora dici. E condivido pienamente, in quanto all’analisi contenutistica, la tua idea di una lirica “sospesa tra calore umano e nichilismo del pensiero”, o anche “la problematicità di pensiero fino all’esplosione finale di luce”. Personalmente trovo che il senso della dualità sia in questa poesia anche più esteso, giungendo ad una sorta di lotta e di abbraccio tra l’Essere e il Tempo, capace di indurre a riflettere sul rapporto aporetico dell’immanenza con la trascendenza, dell’assoluto con il relativo. Ti abbraccio, caro Andrea, pregandoti di estendere a Ninnj i miei saluti ed i sensi della mia inestinguibile stima.

  5. andreamariotti Autore articolo

    Grazie, caro Sandro, per le tue significative parole di apprezzamento nei confronti della mia recensione a IL SOGNO E LA SUA INFINITEZZA. Una recensione scritta a caldo da parte mia, come hai benissimo inteso accennando alla musica che ci avvolge mentre riflettiamo sulla poesia. Un abbraccio

  6. andreamariotti Autore articolo

    Carissimo Franco, ti ringrazio profondamente per quanto hai scritto a proposito della mia recensione. E’ che veramente mi sono sentito appagato da una poesia -quella di Ninnj Di Stefano Busà- vibrante, direi, di una classica dinamicità; raffinata e, nel contempo, generosa in quanto ad emissione di senso. Condivido profondamente la tua dichiarazione di stima rivolta alla scrittrice, alla quale vanno i nostri saluti più cordiali. A te un forte abbraccio.

  7. ninnj Di Stefano Busà

    Miei amici carissimi, ho letto i vs. commenti. Ho gradito e apprezzato moltissimo le vs. recensioni. Siete tutti molto generosi e dichiaratamente competenti nel redigere giudizi sulla mia poetica.
    Grazie di cuore per le Vs. parole di stima e amicizia. Ricambio vivamente grata a Sandro, Franco, Andrea, Mirka che mi mostrano attenzione con tanti cari elogi…servono, sapete, a noi autori per tentare di fare sempre meglio in questo campo impervio, disseminato da agguati, diffidenze, ritrosie. malumori. Quando si hanno amici fedeli e fidati come voi ci si sente rinfrancati, il mondo appare sotto una luce diversa. Noi poeti salveremo la Poesia…Vs Ninnj Di Stefano Busà

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