Ieri pomeriggio, 8 dicembre, sono riuscito a non perdermi, alle ore 18,00, presso il Caffè letterario allestito all’interno del Palazzo dei Congressi di Roma -in occasione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, (“Più libri più liberi ”)- la possibilità di ascoltare dal vivo Beppino Englaro, in compagnia del regista Marco Bellocchio (autore del recente film LA BELLA ADDORMENTATA, liberamente ispirato alla lunghissima e tragica vicenda di Eluana). Ebbene Beppino, padre di Eluana Englaro, ha trasmesso ieri sera a tutti i presenti -credo di poter dire- un’idea di fiducia forte, incrollabile nello Stato di diritto (“non c’è libertà se non dentro la società”: questa, la sua lapidaria affermazione); ricordando altresì le radicate convinzioni della figlia circa il diritto all’autodeterminazione più volte espresse ai genitori prima del drammatico incidente stradale del 18 gennaio 1992 a seguito del quale lei, Eluana, “fu strappata alla vita”, per morire soltanto il 9 febbraio 2009 all’età di 38 anni. L’enunciato appena espresso fra virgolette si legge nel libro LA VITA SENZA LIMITI , la morte di Eluana in uno Stato di diritto, di Beppino Englaro (con Adriana Pannitteri); BUR, Rizzoli, seconda ed. ottobre 2012 (i cui proventi saranno devoluti all’associazione Per Eluana che promuove la conoscenza del biodiritto e della bioetica). Mi accingo a leggere il suddetto libro (con una breve dedica del suo autore), sentendo di compiere un piccolo atto di dovere civico per non dimenticare una tragedia che in quei concitati giorni dell’inizio del 2009 ebbe il potere di scuotere molti di noi, immersi come eravamo e come tuttora siamo nella barbarie di una società -quella italiana- centrata più che mai sul cupio dissolvi; con una gravissima crisi economica in atto e populismi in agguato che non ci autorizzano a sperare in qualcosa di buono per noi e le generazioni che seguiranno. Catastrofismo il mio? staremo a vedere…sursum corda, intanto! L’Unto del Signore è di nuovo in pista; quell’ Unto che -rammentiamolo- all’inizio del 2009 affermò che al limite (sic!) Eluana avrebbe anche potuto concepire un figlio (come ieri sera Beppino Englaro ha ricordato). La foto qua sopra è naturalmente mia; venuta come è venuta ma non importa, avendo provato profondo piacere nel fotografare il montanaro, “carnico” padre di Eluana.
Un’anno prima che si concludesse a riposo eterno l’ibernazione forzata della povera Eluana, in veste di promotrice culturale, ne avevo convocato il padre, Beppino, nel Caffè Letterario, qui dove abito ora. Desideravo, “volevo” che, “fisicamente” lo si potesse ascoltare, vederne il volto combattivo e segnato dal dolore, si ponessero domande. La sala era piena delle più svariate realtà, umane, di stato sociale, d’età, d’ideologie anche integraliste. Ma alla fine, tutti si trovarono con gli occhi lustri mentre a capo chino, pensosi, uscivano dalla porta dopo essersi accomiatati da Beppino con una stretta di mano profondamente empatica e forse anche solidale. Mirka
Hai rievocato in modo assai persuasivo, Mirka, il clima di empatia (questa davvero la parola giusta) da me percepito e condiviso sabato scorso con il pubblico presente in sala: al cospetto di un uomo lucido, sorridente e forte ed anche colto, verbalmente molto fluido. Il dolore immenso per la figlia Eluana, in Beppino, è naturalmente custodito negli strati più sedimentati della sua sorridente rocciosità.
Carissimo Andrea,
ti confesso con umiltà e con sincerità che nel 2009 cercai di tenermi distante dalla ‘spettacolarizzazione’ della storia di Eluana, come cerco di tenermi lontana da molte altre vicende, strumentalizzate dai media.
La mia opinione, fallibile e opinabile, è che di fronte a vicende come queste non sta a noi uomini dare giudizi. Ascoltare il padre e la sua necessità di dire, di svuotarsi in catarsi e in
amore, è altra storia!
M’inchino rispetto alla tua volontà di dare spazio e valore al lucido dolore dell’uomo che ha vissuto il peggiore dei lutti. E ti ammiro…
Un forte abbraccio.
Cara Maria, rispettando a mia volta pienamente il tuo riserbo rispetto a un evento di tale drammatica portata, mi permetto tuttavia di osservare che, nel caso di Eluana, la madre di tutte le strumentalizzazioni è sicuramente individuabile nella cattiva, pessima politica (davvero con la “p” minuscola!); politica che ha cercato in tutti i modi di opporsi con un disegno di legge e poi con un decreto legge con carattere d’urgenza (giustamente respinto da Napolitano) a una sentenza della magistratura (laddove i media altro non hanno fatto nell’occasione se non quello che sempre fanno dalle nostre parti: registrare nei minimi particolari le contorsioni e le miserabili piroette di chi ha sproloquiato in merito a una possibile “gravidanza” di Eluana; senza degnarsi di constatare de visu l’atroce condizione della ragazza; anzi, di di una donna di 38 anni, nel 2009). Scrivendo il post in oggetto, altro non ho fatto se non professione di doverosa umiltà nel voler leggere un libro (quello citato nel mio scritto) che invita a riflessioni profonde, credimi, confrontandosi con esso a distanza di tre anni e passa dall’epilogo della straziante vicenda di Eluana. Ma del resto tu stessa riconosci la forza di un padre in cui un dolore indescrivibile si è comunque organizzato in agonismo per me come per molti civilissimo, contributo prezioso per una crescita del nostro paese in termini di laicità (com’è stato ricordato sabato scorso durante l’incontro di cui ho riferito). Beppino Englaro, infine, occorre incontrarlo a mio avviso di persona in un paese come il nostro sempre pronto a genuflettersi davanti ai preti e ai venditori di sogni; irradiando, Beppino, non fascinazione (così come ho avvertito con la pelle e con il pensiero); bensì la forza delle idee, autenticata dalla compagnia sempre viva di un dolore che noi possiamo solo pallidamente intuire. Qualcuno ha detto, sabato scorso, che Eluana parla tuttora per bocca di suo padre. Retorico, contestabile? rimane il fatto che Beppino Englaro per diciassette anni ha sofferto e combattuto per Eluana alla luce del sole (“ereticamente”, direi, nel Belpaese, per motivi evidenti che non vale neppure la pena di rammentare). Un ringraziamento e un abbraccio per questo tuo intervento.
Nel Belpaese, purtroppo, caro Andrea, o si è compagni, oppure si è chierici: Camillo o Don Peppone, non c’è via di scampo. Non si sfugge da questa logica malsana, da questi pregiudizi storicamente radicati nella vita pubblica. O appartieni al partito dell’immortalità dell’anima, oppure al partito delle cose terrene. Un pensiero controcorrente, che non sia di parte, che non si ponga sotto la protezione di una delle due bandiere, da noi non ha diritto di cittadinanza. Se non mi credi, prova a dichiararti clericale e anticlericale nello stesso tempo. Non sono matto (non ancora), credimi: è solo una prova che ho fatto. Nessuno, nel Belpaese, può permettersi di essere credente ed ateo contemporaneamente. Da che parte stai, ti chiedono? Hai voglia a dire che tu stai dalla tua parte! Non ti capiscono e ti prendono per un bestemmiatore entrambi. E’ così, purtroppo. Cosa vuoi farci? Siamo pieni di pregiudizi. Anch’io ho i miei, indubbiamente, e cerco di scoprirli. Ma sono altri, non questi.
Venendo alla ben nota e triste vicenda di Eluana, io ho sempre considerato pietosamente la figura del babbo che ha tutta la mia solidarietà per un dolore la cui comprensione è fuori dalla mia portata e credo che nessuno possa neppure sfiorare lontanamente. Tuttavia mi sono sempre chiesto: soffriva o non soffriva Eluana? E’ questo, a parer mio, il problema dei problemi, al di fuori di ogni strumentalizzazione ideologica. Soffriva o non soffriva? Nessuno può dirlo, ma a me pare che le somme da tirare in entrambi i casi siano identiche. Nel primo caso, infatti, lei sarebbe stata in qualche modo cosciente, sia pure dolorosamente, e allora perché sopprimerla? Nel secondo caso, a maggior ragione, non ci sarebbe stato bisogno di farlo, o sbaglio? Ti abbraccio, caro Andrea, nella speranza che almeno tu non voglia considerarmi al servizio di quella politica con la p minuscola che giustamente tu svaluti e condanni (come anch’io, d’altro canto).
Pienamente concorde con te mi trovo, caro Franco, circa l’aprioristica faziosità entro la quale si immiseriscono pensieri e sentimenti, storicamente, nel Belpaese. Tuttavia credo sia necessario distinguere tra faziosità e necessità di schierarsi, sul campo, sul momento, in virtù d’una presa di coscienza viva a fronte di drammi che reclamano l’urgenza della riflessione e della nostra crescita civile. Del resto hai visto bene come nel presente blog -tu che ne sei il collaboratore più prezioso e ispirato- non mi faccia davvero scrupolo di ripensare con amore al Poverello d’Assisi o -per rivolgersi a una grande personalità del nostro tempo da poco scomparsa- al Cardinal Carlo Maria Martini, nel momento stesso in cui -come tu argomenti felicemente- io sto semplicemente dalla mia parte, riconoscendo con schiettezza le ragioni vissute (prima ancora che organizzate ideologicamente) di Beppino Englaro, il padre di Eluana. La quale Eluana, come risulta dal libro che sto febbrilmente leggendo, nel tempo antecedente al drammatico incidente, aveva avuto modo di osservare molto da vicino dei suoi cari amici anch’essi in stato vegetativo a seguito di incidenti stradali; affermando in tali momenti, categoricamente -come riferisce nel libro Beppino, tutore, oltre che genitore, della ragazza- “io non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere!”. Emerge, insomma, dalle pagine che sto leggendo, il carattere solare, fiero e libertario di Eluana, di cui Beppino Englaro ha tenuto debito conto. In fondo la sua “eresia” è stata quella di esercitare un diritto ( quello della figlia Eluana a morire, finalmente) sancito da una sentenza dalla Cassazione (e dunque alla luce del sole) anziché rifugiarsi nell’anonimato che tanto avrebbe fatto comodo ai faziosi dell’uno o dell’altro segno. Giustamente osservi, carissimo amico, che poco o nulla possiamo dire intorno al dolore di Beppino Englaro: su cosa abbia o non abbia provato Eluana nel suo tragico calvario durato ben diciassette anni non saprei cosa affermare di esplicito. Immagino solo che, in tale lunghissimo arco di tempo, Eluana abbia continuato a far sentire la sua voce chiara e netta per bocca del padre. Un forte abbraccio a te, Franco.