SOLA, SU UN PRATO

Vorrei farmi due risate a crepapelle
Sola, su un prato, di notte, a guardare le stelle
Sono dalla parte di chi mette i tacchi a spillo
Senza per questo essere una squillo
Odio quelli che scuotono la testa
E dicono la loro anche se non è richiesta
Le signorine attempate dietro un ventaglio
Con le critiche a doppio taglio
Con le loro pruderie invidiose
Di guai altrui sanguisughe golose
I soliti Vicari parrucconi
E, immancabili, i lemuri spioni
Per fortuna ci sei tu, amica mia
A te tutto ciò non sembra strano
Non giudichi, non freni e mi tieni per mano.

Poesia inedita di Loredana D’Alfonso

Sì, mi è piaciuta questa poesia (la prima che ha scritto?) di Loredana D’Alfonso. Asciutta e fresca, la poesia di Loredana, credo di poter affermare: resa più espressiva dal ricamo semantico e non vuotamente estetizzante delle rime. Loredana D’Alfonso, nata a Roma, città dove vive e lavora, laureata in Scienze Politiche, è giornalista pubblicista dal 1991. Ha esordito nel 2000 con il romanzo FIAMME NELLA MEMORIA (da me letto nei mesi scorsi con interesse). Nell’anno in corso, Loredana ha dato poi alle stampe L’EREDITA’ DEI LEXTER, per l’Arduino Sacco editore; mostrando una volta di più, a mio avviso, nell’affrontare l’alta tensione del giallo, le qualità di una prosa formalmente impeccabile e ben consapevole di convenzioni letterarie direi classiche (ispirate al senso della misura piuttosto che condizionate dalle mode del momento). Tornando alla poesia in oggetto, non ho trovato di meglio, quale riferimento visivo (confidando comunque in un risultato dignitoso), di questa mia fotografia scattata a suo tempo nel parco non distante dal luogo in cui abito, a Roma, e dove frequentemente vado a camminare. Ma di sicuro farò più onore a Loredana D’Alfonso e ai visitatori del blog offrendo in chiusura del mio breve articolo questo illuminante passo leopardiano estrapolato dalle pagine iniziali dello ZIBALDONE:

“Ottimamente il Paciaudi come riferisce e loda l’Alfieri nella sua propria vita, chiamava la prosa la nutrice del verso, giacché uno che per far versi si nutrisse solamente di versi sarebbe come chi si cibasse di solo grasso per ingrassare, quando il grasso degli animali è la cosa meno atta a formare il nostro, e le cose più atte sono appunto le carni succose ma magre, e la sostanza cavata dalle parti più secche, quale si può considerare la prosa rispetto al verso” (Giacomo Leopardi, Zib.,29).

8 commenti su “

  1. Roberto De Luca

    Devo dire, caro Andrea, che la poesia di Loredana è bella, anche se bello è un aggettivo troppo usato e spesso a sproposito. E’ bella perchè è uno ‘scherzo’, uno di quelli che somigliano agli ‘scherzi’dei grandi musicisti, ilare al punto giusto, seria come tutte le volte che ci si mette a confronto con la vita usando l’ironia in maniera adeguata. Ho letto anch’io, apprezzandoli, i romanzi gialli di Loredana; impeccabili nella forma, velati di poesia e dritti come un treno verso la fine. Ottima la tua associazione con le pagine iniziali dello Zibaldone, dove il Leopardi asserisce e conferma praticamente quanto sia importante per il poeta, ma anche per il narratore, l’uso di entrambe queste forme d’arte. Un caro saluto, Rob

  2. andreamariotti Autore articolo

    Mi fa piacere, Rob, che tu abbia apprezzato i versi che Loredana mi ha mandato; ho atteso naturalmente qualche tempo prima di presentarli nel blog; contando su quell’effetto di risonanza positiva che essi a posteriori hanno suscitato in me in termini di freschezza tutt’altro che ingenua. Un caro saluto.

  3. Loredana

    Carissimi Andrea e Roberto, un doppio grazie che mi viene dal cuore! A te, Andrea, che hai gradito e addirittura pubblicato sul tuo blog i primi passi incerti, certo, non di una poetessa…a te Roberto, che hai sottolineato come a me sia cara l’ironia. Quando è lontana dal cinismo, rende più leggera la vita e ci strappa un sorriso anche nei momenti difficili …un abbraccio a entrambi. Loredana.

  4. maria rizzi

    Carissimo Andrea,
    ti ringrazio di aver postato sul tuo blog la poesia di Loredana, che è ‘quasi’ la prima, visto che in passato ne ha composta soltanto un’altra… Trovo che la tua scelta sia specchio di indubbia capacità di valutazione. Il livello contenutistico del componimento della nostra comune amica, infatti, a mio umile avviso, è di superbo spessore e la forma stilistica non sottrae nulla al suo valore, in quanto è ben lontana dalla prosa. Loredana, con il senso dell’umorismo, l’intelligenza graffiante e la sensibilità che la contraddistinguono, ha dipinto l’affresco di una donna che si sottrae agli stereotipi, alla rigidità degli schemi esistenti e alle vedute ottuse dei bigotti malpensanti. Descrive la donna libera e forte, che sa vivere sola con se stessa… , che ‘desidera’ ritrovarsi a tu per tu con le verità che rappresentano i punti fondamentali del suo vivere quotidiano. E non indugia nel pietoso o nel melenso, perché è lontana anni – luce dagli atteggiamenti banali.
    Una lirica che rende onore a ogni donna e di cui la ringarazio in modo particolare…
    Concludo abbracciando te e lei con la stessa intensità.

  5. andreamariotti Autore articolo

    Accolgo con piacere questo tuo commento, cara Maria; e mi sembra giusto ricordare qui -come ho appreso successivamente alla presentazione nel blog- che i versi di Loredana D’Alfonso sono a te dedicati. Un abbraccio

  6. andreamariotti Autore articolo

    Carissima Loredana, è stato veramente un piacere presentare i tuoi versi frizzanti ed efficaci. Un abbraccio

  7. Franco Campegiani

    Che bella sorpresa questa (prima?) poesia di Loredana! Giocosi senz’altro, caro Andrea, ma anche taglienti e vigorosi, questi versi sono “argento vivo” e si pongono in un punto di convergenza tra poesia civile, di costume, e poesia dell’interiorità coscienziale. La poetessa infatti, spirito libero e trasgressivo, briosamente ironico, dichiara in questa poesia di cercare la solitudine notturna in un prato di periferia per ridere “a crepapelle” con se stessa del conformismo piccolo-borghese che la circonda e dal quale è nauseata. Tale solitudine, tuttavia, si rivela sul finale come una grande, accogliente e festosa compagnia. Confesso di trovarmi punto sul vivo, visto che io non credo esista altro modo, per difendersi dai meschini attacchi della vita associata (in realtà molto più estesi e devastanti di quelli, innocui, qui presi di mira), che ricorrere alla propria verginità interiore, sciogliendo le parentesi in cui noi la rinchiudiamo. E ciò, non certo per piangerci addosso, bensì per trovare la forza di andare comunque avanti nella vita. Grato per questo inatteso dono, caro Andrea, ti abbraccio, inviandoti i miei più sentiti auguri natalizi.

    P.S. All’atto di postare questo mio breve commento, apprendo, dalla corrispondenza che mi precede, che la poesia di Loredana è dedicata a
    Maria, per cui l’amica cui lei fa riferimento non si direbbe essere la propria coscienza, come da me interpretato. Chiedo venia, non potevo saperlo, ma immagino che questa nota possa venire accettata ugualmente.

  8. andreamariotti Autore articolo

    Grazie, caro Franco, per questo tuo commento che integra quanto di buono è stato scritto in merito alla poesia di Loredana che, a quanto pare, ho fatto proprio bene a presentare nel blog. Ti confesserò che anch’io, leggendo i versi in oggetto, ho pensato a una sorta di soliloquio dell’io poetico, fino alla chiusa. Ma infine, a pensarci più attentamente -concorderai con me, credo- poco cambia, nei termini di quella positiva ambivalenza o meglio ancora polisemia delle allocuzioni, nel dire poetico. E, adesso che ti sto rispondendo, mi accorgo del valore strettamente poetico dell’allocuzione, nei versi di Loredana; allocuzione non incipitaria, piuttosto con valore di clausola. Ricambio con viva amicizia i tuoi auguri.

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