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Grazie, Sindaco, per aver pensato in grande in merito alle festività ormai prossime. Un imponente albero natalizio davanti alla fermata “Colosseo” della linea B della metropolitana, infatti, schiaffeggia quasi il flâneur (forse troppo critico) riemerso alla luce dal sottosuolo; flâneur che comunque aveva messo in conto l’albero ancora più grande che troneggia da decenni nel bel mezzo di piazza Venezia, in occasione delle festività di fine anno. E cosa dire delle suggestive luminarie che, come onde marine, formano un dorato e sinuoso tetto lungo via del Corso, sempre guardando dalla parte della suddetta piazza? Gatta ci cova, come si suol dire, caro Sindaco; considerando il fatto che il saldo IMU ha visto Roma in cima alla classifica dei comuni italiani, in quanto a esosità del balzello: forse non ci sarebbe stato bisogno di tale luccicante morfina per quei pugili suonati che siamo (in quanto viventi del nostro onesto lavoro, e non siamo in pochi)…auguri, auguri. Ma Roma è Roma, caro Sindaco; nel senso che, questo pomeriggio, camminando lungo via de’ Delfini, mi sono trovato improvvisamente immerso in altra dimensione. Alludo a piazza Margana -ben sapendo di scoprire l’acqua calda, in quanto a bellezza di detta piazza- dove, poche ore fa, al tramonto, ha signoreggiato in mia presenza un sontuoso, regale silenzio (solo due o tre passanti ho veduto, discreti, nei minuti che ivi ho sostato). “Beauty is truth, truth beauty”, ci ricorda stupendamente John Keats, in Ode on a Grecian Urn. Sì, caro Sindaco, il benigno genius loci di piazza Margana a due passi dal traffico caotico di piazza Venezia mi ha fatto il suo regalo natalizio, quest’oggi pomeriggio (mia la foto qua sopra scattata poche ore addietro)

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