Boccaccio

Prima che finisca il mese e prima della Giornata della Memoria ormai prossima (27 gennaio, peraltro coincidente con il giorno della nascita di W.A.Mozart, più di una volta ricordata, quest’ultima, nel presente blog), vorrei rammentare l’importanza cruciale dell’anno in corso per alcuni Anniversari. Intanto, nel 1813, nascevano due geni musicali del calibro di Giuseppe Verdi e Richard Wagner. Ma, soprattutto, verso la metà del 1313, vedeva la luce a Firenze (più probabilmente che a Certaldo, paese della famiglia, secondo Vittore Branca) Giovanni Boccaccio, uno dei padri della lingua e della letteratura italiana, con Dante e Petrarca. Per quanto mi riguarda, andando indietro con la memoria ai miei studi universitari, tocco ancora con mano la passione in me suscitata dallo studio rigoroso del Decameron, cui dedicai due annualità dell’esame di Letteratura Italiana; maturando in quel tempo l’intenzione di una tesi di laurea su tale capolavoro della narrativa occidentale. Poi, l’amore di una vita per Giacomo Leopardi, mi riportò al mio progetto di fondo, nel senso che la mia tesi di laurea finì per concentrarsi su una delle tante e lucidissime tematiche presenti nello Zibaldone del grande Recanatese. Tornando a Giovanni Boccaccio, superfluo ribadire la qualità insigne della sua prosa: scattante, fluida, modernissima, celebrante soprattutto la “borghesia attiva e operosa dei nostri Comuni, dopo il tramonto dell’età imperiale”, per citare ancora Vittore Branca, forse lo studioso italiano del Novecento più autorevole in merito al grande narratore toscano. Quando ci si riferisce al piacere prodotto dal testo letterario, ebbene punto di riferimento obbligato è proprio il Decameron: “dico dunque…”; questo il felice incipit tramite il quale ognuno dei giovani dell’allegra brigata si accinge a raccontare la sua novella, nella pace non del tutto rassicurante del “contado” non distante da Firenze, dove infuriava la tremenda pestilenza iniziata nel 1348 e che in pochi anni avrebbe stroncato innumerevoli vite nell’Europa di allora. Ben note sono le tante, salaci novelle in lode dell’ amor profano, nel Decameron; ma, a distanza di tanti anni, ormai, da quei fervidi studi sopra accennati, non posso che esprimere, qui, tutto il mio amore per la famosa novella nona della “Quinta Giornata”, della quale riporterò il cappello introduttivo: “Federigo degli Alberighi ama e non è amato, e in cortesia spendendo si consuma e rimangli un sol falcone, il quale, non avendo altro, dà a mangiare alla sua donna venutagli a casa; la qual, ciò sappiendo, mutata d’animo, il prende per marito e fallo ricco”. Il visitatore del blog che magari non avrà letto questa novella, rimarrà senza fiato al cospetto di una narrazione squisita, in questo caso intrisa d’amor cortese, in grado di toccare davvero il cuore. E parlando di cuore, mi piace concludere questo mio articolo ricordando un altro Anniversario: cinquant’anni fa, Giovanni XXIII, prima di morire, emanava infatti l’enciclica Pacem in Terris, senz’altro da leggere o rileggere, al tempo d’oggi.

P.S. La foto qua sopra l’ho scattata questa sera, di fronte all’edizione Einaudi del capolavoro del Boccaccio.

4 commenti su “

  1. maria rizzi

    Carissimo Andrea,
    rammenti un mese ricco di eventi, in primis la Giornata della Memoria che si svolgerà il 27 anche a Massa, con due testi rappresentativi della storia, in secundis l’anniversario della nascita del grande musicista e … per ultimo il riferimento al Boccaccio, spesso equivocato negli studi scolastici.
    Conosco la novella alla quale fai riferimento e credo sia altissimo esempio di civiltà e di letteratura di ampio respiro. I pregiudizi verso alcuni autori sono talmente radicati che occorre ogni tanto spalancare i cancelli del vero e ammaestrare i nostri sensi alla purezza disarmante di scritti che non solo non indugiano nel volgare, ma rappresentano disarmanti tributi alla narrativa di ‘finezza squisita’, come giustamente sottolinei…
    Ti ringrazio e ti abbraccio, caro amico.

  2. andreamariotti Autore articolo

    In effetti, il mese che volge al termine mi ha suggerito la selezione di alcuni importanti Anniversari, primo fra tutti l’inizio del VII Centenario della nascita di Giovanni Boccaccio. Cosa aggiungere, cara amica, con la stanchezza che preme, a quest’ora, sul Decameron? Che tale capolavoro rimane un meraviglioso “palazzo” a più piani dei diversi registri stilistici di cui si serve il suo autore per rappresentare gli svariati livelli dell’esistenza degli uomini; capaci per esempio di ingegnosi intrighi (la “fiorentinità dell’ingegno” -più forte della stessa tensione erotica- sottolineata dalla critica), ma anche di gesti di squisita cavalleria (vedi Federigo degli Alberighi). Un abbraccio.

  3. Bianca 2007

    Questa tua prosa cosi asciutta e “centrata” non poteva che essere la coda splendente del poeta uomo. Mirka

  4. andreamariotti Autore articolo

    Mi sono accorto a posteriori, rileggendo quanto avevo scritto, di una tenerezza come velata verso se stessi al tempo degli eroici furori giovanili…Boccaccio o Leopardi per il lavoro di laurea? questo il mio dilemma di allora. Grazie per aver colto l’asciuttezza dell’espressione, nel mio scritto che tutto voleva essere meno che accademismo, solo un commosso tributo a uno dei “Padri Costituenti” della nostra lingua e della nostra letteratura.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.