Eccomi quest’oggi a presentare un’altra lirica di Rosaria Di Donato (vedi precedente articolo del 29 gennaio scorso nel presente blog). La poesia di oggi è stata da me scelta fra quelle incluse nella raccolta FREQUENZE D’ARCOBALENO (Edizioni Pomezia-Notizie, 1999):
LABIRINTO
nel labirinto cercare
e non trovare l’uscita
arianna ha perso il suo filo
da tempo e teseo è disperato
impossibile a dirsi
quali sciagure hanno tramato
gli dei contro gli umani
(poesia di Rosaria Di Donato)
presto detto il motivo di tale mia scelta, a parte l’attualità evidente della tematica della poesia in oggetto. Vorrei infatti attirare l’attenzione di chi legge sul superbo accavallamento del verso in essa strategico: “arianna ha perso il suo filo/ da tempo…”; ché davvero, in questo caso, la pausa metrica e quella sintattica, ben al di là di una mancata coincidenza, dànno luogo a un poetico conflitto! ci si trova, in effetti, con il fiato sospeso, a cercare sulla pagina quel “da tempo” congiunto con la disperazione di “teseo”. Possiamo quindi parlare di una moderna, problematica poesia volutamente affrancata dalla punteggiatura e dal tono abbassato; e, comunque, semanticamente irrobustita dalle risorse stilistiche evidenziate. A suggello visivo di essa, la foto qua sopra (mia) di una suggestiva acquaforte acquerellata di Doriana Onorati (cfr. “archivi di novembre 2011” del blog, a proposito di questa artista e poetessa dall’ispirazione figurativa proteiforme).
Grazie Andrea! per avere pubblicato questo testo breve, ma essenziale: quasi un frammento in cui il mito classico viene rivisitato in chiave moderna.
Molto bella l’acquaforte.
Un saluto,
Rosaria
Carissimo Andrea, in questa scarna poesia, Rosaria descrive freddamente un dolore insostenibile e abissale. Non c’è nessuna salvezza possibile nel labirinto inestricabile. Il filo è smarrito per sempre e l’uomo è disperato. Gli dei, poi, non solo non aiutano, ma addirittura ordiscono contro gli umani. La poetessa guarda con realismo disincantato la vita, e tuttavia continua a cercare… Troverà forse nell’acquaforte di Doriana una risposta alla sua angoscia di pietra, depurata da ogni aspetto psicologico e come oggettivata? Il labirinto dell’artista sembra fare da contrappunto armonico. E’ dolcissimo e lieve, fatto di sangue e carne e profuma di incontri amorosi. Non si consegna alla solitudine e cerca nell’Altro, in ciò che è Diverso, e Sconosciuto, il conforto a tutti i suoi guai. Trovo stupendo l’accostamento, caro Andrea. Un saluto e un abbraccio
Grazie, carissimo Franco, per le tue parole di apprezzamento a proposito del mio “accostamento visivo” alla poesia di Rosaria Di Donato. Si è trattato, in effetti, di un lampo della mia immaginazione: una chiosa figurativa -e che chiosa, considerando la qualità dell’opera di Doriana Onorati!- a una poesia che mi è piaciuta molto. Ma a maggior ragione ti ringrazio per il tuo commento, che integra e arricchisce il mio articolo con considerazioni sottili e stringenti a sostegno della umana speranza.
Ringrazio Franco Campegiani per la sua lettura chiaroscurale del mio componimento e anche per l’espressione “angoscia di pietra”. infatti per me scrivere poesie è come scolpire una dura pietra: forse l’esistere?! C’è del “tragico” in questo testo così essenziale.
Un saluto,
Rosaria Di Donato