Dante

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”…Fine. Ha terminato la sua fatica, l’imbecille che mi è capitato di vedere stasera in tivù in una “pausa pubblicitaria” su LA7. Nei panni del Sommo Poeta, egli scrive infatti sui rotoloni Foxy e duetta a colpi di idiozie (intonazione toscana, ovviamente), con una “lei” che dovrebbe ricordarci Beatrice. Perfettamente consapevole di come Pier Paolo Pasolini ebbe a suo tempo a proporre l’abolizione del mezzo televisivo, so di non scrivere alcunché di nuovo. Il problema è che la televisione continua a intossicare, a divorare la materia grigia dei tanti che comunque la guardano, sia pure distrattamente. Ma io questa sera nel vedere lo spot pubblicitario di cui sopra mi sono (ingenuamente) indignato. Perché Dante è amato e studiato in tutto il mondo. Perché Dante è universale: luminoso nel Paradiso e perfino da osteria :”Ed elli avea del cul fatto trombetta” (Inferno, XXI, 139). Ma per reclamizzare i rotoloni Foxy no, Dante non è adeguato. E’ il poeta il cui profilo è stato scelto per la nostra moneta da due euro. Fa bene a serrare la mascella, Dante, nel Belpaese che muore anche di vacuità.

8 commenti su “

  1. Grazia

    Carissimo Andrea,
    in tanta incertezza, il tuo blog costituisce, oltre che un illuminante angolo di poesia, un fermo luogo di condivisibile riflessione. Credo sia giusto, anche quando sembra di non avere più molto da opporre al consumismo, al degrado antropologico e alla massificazione, (specialmente indotta attraverso il mezzo televisivo), che tanto turbavano Pier Paolo Pasolini da te citato, continuare ad indignarsi e a manifestare la propria indignazione per il modo improprio e inadeguato con cui gli imbonitori abusano della lingua, dei miti, dei personaggi illustri e della loro opera e di tutto quanto dovrebbe, invece, costituire patrimonio dell’umanità, da rispettare e perpetuare nella sua reale essenza.
    Lo spot in questione suggerisce, infatti, offensive suggestioni, creando un parallelo tra la “Commedia” e un qualcosa di così limitato da entrare in mezzo rotolo di carta igienica e di valore così infimo da poter essere utilizzato per “pulirsi il culo”.
    E’ da notare, inoltre, che nella pubblicità non si ravvisano solo inadeguatezze e forzature, ma anche errori di notevole portata. Ad esempio, appare la scritta Firenze 1308 Casa di Dante, ma tutti dovrebbero sapere che nel 1308 Dante si trovava in esilio già da anni e che non avrebbe rivisto il suolo di Firenze nemmeno da morto, infatti riposa a Ravenna. Altro clamoroso errore: i versi “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. XXXIII 145) non possono essere collegati all’anno 1308 in quanto a quell’epoca Dante aveva terminato solo l’Inferno. L’inizio della stesura del Paradiso si data solitamente tra il 1316 e il 1319 e la sua conclusione si pone in coincidenza del 1321, anno della sua morte.
    Di fronte a tanta ignoranza e alla violenza senza freni perpetrata a danno degli utenti e della cultura, permettimi di concludere questa mia considerazione, forse troppo lunga, ricordando le parole finali dell’intervento di Pasolini a commento del “blasfemo” slogan che pubblicizzava i jeans Jesus: “Non avrai altri jeans all’infuori di me!” e del successivo “Chi mi ama mi segua”, scritto su un sedere di enormi dimensioni “guantato” in un aderentissimo jeans: (“Corriere della sera”, 17 maggio 1973 con il titolo Il folle slogan dei jeans Jesus, ora con il titolo Analisi linguistica di uno slogan, in Scritti corsari cit., pp. 13-19) “……ormai si tratta di un fatto irreversibile: il suo spirito è il nuovo spirito della seconda rivoluzione industriale e della conseguente mutazione dei valori”.
    Grazie, sempre, un saluto caro, Grazia

  2. andreamariotti Autore articolo

    Carissima Grazia, la tua penna affilata arricchisce non poco questo mio breve intervento. Ti ringrazio per aver voluto condividere con me uno scatto di schietta indignazione di fronte a un brandello del volgarissimo avanspettacolo che tutto inquina senza posa, nel Belpaese. Un abbraccio

  3. claudio fiorentini

    Anch’io trovo ridicolo lo spot (ce n’è uno simile con Mozart), ma non mi indigno per questo… semmai mi indigno con tutte le TV e le radio commerciali, che sono di una bassezza incredibile. Ma vorrei aggiungere una riflessione, per poi tornare su considerazioni generali sulla pubblicità.
    Trovo disgustoso che ogni giorno, ogni ora, in ogni luogo radio e TV ci propinano volgarità e scurrilità, e spesso siamo obbligati a subirle. Quante volte vi è capitato di andare al supermercato e dovervi sorbire dei cialtroni che fanno battute stupide alla radio? Quante volte siete entrati in un ristorante e avete trovato la TV accesa mentre passavano un reality show? Quante volte siete entrati in un centro commerciale e a ora di pranzo, reparto elettrodomestici, vi siete visti una bella scena di sesso? (a me è capitato in una Coop, una cinquantina di TV accese, alle 13,30, trasmettevano un film molto erotico, ho chiamato il responsabile dicendo “ma qui ci sono bambini, famiglie, non mi sembra il caso” e quello, candidamente, ha risposto “ah, non me ne sono accorto”, e un’altra volta al supermercato sotto casa, credo che fossero sintonizzati su radio DJ, ad alto volume, era l’ora degli scherzi al telefono, e giù parolacce, bestemmie… sono andato a protestare, ma poi il rompicoglioni ero io, e in un ristorante, ora di pranzo, a Cagliari una bellissima donna seminuda si infilava in un tubo trasparente pieno di blatte… ho protestato, mi hanno trattato male, che rompiscatole questo cliente schizzinoso)… Ecco, cari miei, il fatto di doverci sorbire questo schifo anche quando non siamo davanti alla TV, questo mi indigna più di ogni altra cosa.
    Faccio un altro esempio: le salette VIP degli aeroporti, in giro per il mondo mettono musica di sottofondo, jazz o new age… solo le salette Alitalia hanno la TV perennemente accesa, quasi sempre su programmi delle reti Mediaset. Questo, cari miei, è il nostro livello culturale, ulteriormente abbasato da anni ed anni di TV private.

    Ma torniamo alla pubblicità, che è lo specchio del nostro livello culturale… vi invito a fare un paragone con le pubblicità di altri Paesi, troverete la dimostrazione che da noi c’è qualcosa che non quadra.
    Ma non tutto è schifo, e vi spiego perchè.
    Ero bambino, metà anni sessanta, ricordo uno spot, uno con una pancia immensa camminava nei prati al suono del Peer Gynt, poi si svegliava e diceva “la pancia non c’è più”. Io mi lasciavo trascinare da quella musica: ho scoperto Grieg grazie a Carosello.
    La musica trascende lo spot. Così anche la bellezza dell’ultimo verso della Commedia. Alla fine ci troviamo ad ascoltare uno dei versi più belli della poesia universale anche quando si pubblicizza la carta igienica. E poi, meglio Grieg che il rap, meglio Dante che una battuta da bagaglino. Certo, l’ideale sarebbe diffondere cultura, non strumentalizzarla a meri fini monetari… ma, ahimé, la pubblicità è una brutta bestia!

  4. andreamariotti Autore articolo

    Lieto accolgo questo articolato commento, a fronte del quale, tuttavia, ribadisco il mio fermo e integrale dissenso nei riguardi dello spot in oggetto (se la pubblicità è una sorta di idolo con potere narcotizzante, che attenuanti trovare? una sorta di contraddittorio credo quia absurdum in clausola? vigorosamente ripeto di trovare Dante non “adeguato” per i rotoloni Foxy

  5. maria rizzi

    La tv… caro Andrea,
    sta diventando uno dei mali più gravi del nostro secolo, anche perché con essa non è possibile interagire.
    Si assiste alla mercificazione dei sentimenti; alla spettacolarizzazione dei drammi, dei processi; alla manipolazione della notizia; alla tristezza di pubblicità che non rispettano le donne, non pongono limiti alla smania di vendere… basta pensare alle numerose proposte di farmaci, il cui uso può essere dannosissimo…, alla banalizzazione della vita e, come giustamente sottolinei, alla ridicolizzazione dell’Arte!
    Tutto è al servizio del consumatore. Tutto diviene merce scadente.
    E’ una vergogna e sono fiera di trovare in te un opinionista così attento.
    Ringrazio anche Grazia e Claudio per i loro pertinenti e accurati commenti.
    Un abbraccio.

  6. andreamariotti Autore articolo

    Non ho fatto altro, cara Maria, nel mio articolo, se non “rimettere in circolo” la fertilità delle intuizioni pasoliniane circa il becero e suadente consumismo stigmatizzato dal grande scrittore e regista negli Scritti corsari (e parliamo, ormai, di quarant’anni fa!). Però è anche vero, tornando al presente, che a mia volta conservo la capacità di indignarmi di fronte alla volgarità senza limiti che avvolge la nostra società. Un abbraccio.

  7. MASSIMO MANCINI

    Carissimo Andrea, ho 54 anni e con vivo interesse ho letto sul tuo blog di qualità, dello schifo che quotidianamente ci viene proposto, sotto molteplici forme, sul piccolo schermo. Improvvisamente e coscientemente mi sono ritrovato a riflettere sul massacro morale, che il nostro Paese ha dovuto subire, a causa della continua assunzione in dosi sempre più massicce di pubblicità.
    Questa società da sempre conformista non ha saputo dare purtroppo, una risposta immediata al tentativo dei “birbanti”, di sopire la coscienza collettiva.
    Tutto questo sfacelo iniziò, con l’avvento di una trasmissione televisiva tanto cara noi ragazzini di allora, Carosello. Carosello entrò nelle case verso la fine degli anni ’50, nel dopo cena degli italiani, come una sorta di spettacolo circense, con numeri (sketch) che potevano catturare l’attenzione di grandi e piccini.
    Una forma di pubblicità primitiva, se paragonata a quella odierna, in apparenza ingenua, divertente che dava dipendenza ma anche privazione e quindi punizione se non eravamo pienamente rispettosi, delle regole familiari. Era infatti abitudine dire: “Sei stato cattivo… a letto senza Carosello”.
    Col passare dei decenni, la pubblicità, per questioni di mercato, ha cambiato il suo aspetto, assumendo una forma sempre più sottile, subdola, ingannevole e anacronistica, coinvolgendo a loro insaputa (si fa per dire) illustri personaggi della cultura e della scienza.
    Non appagata di ciò, la pubblicità rompe il muro del pudore e dilaga, come un fiume che ha rotto gli argini, mercificando il corpo dell’uomo e della donna. Si creano prodotti come simboli di successo ; un’auto potente , una rasatura perfetta o per la donna una linea invidiabile, un detergente intimo “vincente” sui luoghi più angusti e l’immagine quasi bucolica di una cuoca capace di risvegliare gli appetiti stanchi dei figli e del marito.
    In un quadro così drammatico è oramai troppo tardi risvegliarsi forse da questo incubo? Credo che sia doveroso auspicare di ritrovare in noi quella coscienza che da troppo tempo è stata letteralmente sepolta da false promesse e che col tempo ci ha trasformato in tanti egoisti Narciso, che lentamente si avviano verso la morte.

  8. andreamariotti Autore articolo

    Un cordiale benvenuto nel blog, carissimo Massimo! questo tuo commento è denso e articolato, e lo accolgo con vivo piacere ringraziandoti per avermelo inviato, a beneficio mio e di tutti i visitatori.

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