Invito calorosamente i visitatori del presente blog a leggere sul quotidiano La Repubblica l’accorato appello di ieri da parte di Vittorio Sermonti al Presidente Napolitano in merito alla situazione del nostro paese (determinata dalla condanna definitiva per frode fiscale emessa nei riguardi di Berlusconi il primo agosto scorso). Vittorio Sermonti -a suo tempo allievo del più grande filologo italiano del Novecento, Gianfranco Contini- intellettuale insigne, è ben noto per la sua Lectura Dantis, più volte riproposta negli anni passati in diverse città italiane; e da me seguita nel Duemila a Roma presso i Mercati Traianei (per la prima cantica della Commedia) e, successivamente, presso il Pantheon (per la seconda e terza cantica). Erano i tempi in cui vedevo un assorto Roberto Benigni -dopo il successo de La vita è bella– ascoltare (perlomeno per quanto concerne i canti più famosi) la dottissima divulgazione di Sermonti del poema dantesco. Così, sono rimasto toccato dal lucido pathos a mezzo del quale questo grande lettore del Sommo Poeta si rivolge al “suo Presidente”; lui, Vittorio Sermonti ,“italiano” (mia la foto qua sopra scattata oggi all’interno del Museo Nazionale Romano: si tratta di un marmo d’età cesariana raffigurante il volto virile di un vecchio d’estrazione borghese, dalla fronte corrugata e l’espressione volitiva, com’è possibile osservare).