2013-02-03 17.15.11

 

Di nuovo l’Oscar per un film italiano, quindici anni dopo il successo di Roberto Benigni! ma il film La grande bellezza (da me non visto al cinema), in prima televisiva il 4 marzo scorso su canale 5 con tanto di spot pubblicitari, non mi è piaciuto. Rimando il visitatore del blog al seguente link, mymovies.it/film/2013/lagrandebellezza/, per una lucida e dettagliata analisi di Dario Zonta a sostegno delle mie riserve. Quello che mi sento di aggiungere qui da parte mia, a proposito degli evidenti debiti “felliniani della Grande bellezza, è che nella Dolce vita (1960) la solida e geniale sceneggiatura (ad opera di Federico Fellini, Ennio Flajano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi), sorretta dal realismo visionario del regista riminese, fece sì che una potente intuizione artistica cogliesse nel corpo della società italiana (agli albori del boom) i sintomi di una profonda e malsana decadenza. Laddove il corpo morto di questa stessa società (pesantemente regredita a livello antropologico negli ultimi decenni) risulta a parer mio troppo a lungo sottoposto a noiosa e compiaciuta autopsia nella Grande bellezza -mi perdonerà, Paolo Sorrentino, il termine forte-; risultando peraltro debitore, Sorrentino, con la sua opera, nei riguardi del film forse più grande di Fellini, e cioè Otto e Mezzo, 1963; volendomi riferire alla presenza, nella Grande bellezza, di un alto prelato che altro non è se non il figlioccio involgarito del curiale personaggio avvolto nei vapori termali del capolavoro felliniano. Mi si dica pure passatista, a questo punto: risponderò che un minimo di cultura cinematografica non può venir meno, nel momento in cui sfuggono di bocca (non tanto in Italia) lodi sperticate  per La grande bellezza…lo stesso Servillo, poi, che rimane un grande attore (l’ho seguito anche in teatro per non avere dubbi sul suo spessore), comincia a stancarmi con quella sua immancabile maschera flemmatica (di film in film sempre la stessa!); sicché, mi viene naturale come minimo non mitizzarlo. La perla della serata del 4 marzo, rimarrà comunque lo spot pubblicitario (a interrompere naturalmente la visione del film) con Sorrentino a bordo di una FIAT 500 e alquanto cogitabondo sul senso della Bellezza da riscoprire (“…COMPLIMENTI, PAOLO!”). Tutto al suo posto, nella serata del 4 marzo, quando insomma tornano i conti (quelli degli introiti pubblicitari, soprattutto).  Ahi, questa Roma della Grande bellezza così stupendamente vuota e silenziosa, non penalizzata dalla “mercantile aria privata”, per citare un verso dello splendido poemetto Aria pubblica incluso nella silloge Pigre divinità e pigra sorte  (2006) di una poetessa d’alto valore come Patrizia Cavalli! Mia la foto qua sopra delle parti restanti del complesso termale annesso alla basilica romana di Santa Maria degli Angeli. La battuta conclusiva del presente e breve scritto, è affidata a un celebre aforisma di Ennio Fajano, sopra chiamato in causa: “Il meglio è alle nostre spalle”…

 

 

 

6 commenti su “

  1. rosaria di donato

    Andrea, sono d’accordo con te! C’è più di una cosa che non mi convince in questo film…

    Un saluto,

    Rosaria Di Donato

  2. andreamariotti Autore articolo

    Anche a te un saluto, cara Rosaria, ringraziandoti da parte mia per essere intervenuta.

  3. Bianca 2007

    In casa di amici mi sono trovata a guardare quel film. “Una grande tristezza” (infinita) da sbadiglio neppure trattenuto. Se questa è RI-nascita della gloria perduta, mi son detta, meglio ritornare a rivedere la dolce vita. Li almeno c’era la bellezza di una fontana di Trevi zampillante vita. Mirka

  4. andreamariotti Autore articolo

    Proprio così…e a parte “Anitona” meravigliosa nella scena indimenticabile della Fontana di Trevi, vogliamo parlare -sempre nella Dolce Vita– dei “paparazzi” che assediano brutalmente in una mattina di luce implacabile la moglie smarrita dell’intellettuale suicida amico di Marcello (Mastroianni)? per dire, insomma, della profondità del capolavoro felliniano che fu, all’epoca, il film per eccellenza. Non è passatismo, questo, è storia delle arti e dello spettacolo non soltanto italiana.

  5. massimo

    Caro Andrea, permettimi per poche righe di uscire dal coro, ovvero da coloro che vedono il film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, simile ad un tentativo di plagio mal riuscito. Certo, come negare i palesi richiami alla filmografia felliniana? Ma, come nella musica, è facile sconfinare nella proprietà del “vicino”. Il film, in alcune scene, può risultare noioso, lento e la maschera di Toni Servillo troppo piena di sé, vero, ma alcune sequenze, come quella che vede Servillo camminare sul Lungotevere, riescono a catturare lo spettatore (me) ed il suggestivo sottofondo prodotto da una superba corale, lo trasportano in una dimensione quasi irreale. Inoltre, dopo 15 anni dalla precedente vittoria di Roberto Benigni , perché privarsi della gioia di questo Oscar, non è forse un segnale positivo, un riconoscimento importante alla nostra competenza cinematografica? Questo film può essere opinabile, apparire una sorta di remake, ma indubbiamente rappresenta un omaggio al grande regista riminese. A tal proposito viene in mente una scena del film La ricotta, di Pier Paolo Pasolini dove alla domanda del giornalista, cosa ne pensa di Federico Fellini, il regista (nella parte Orson Welles) risponde semplicemente: Egli danza…egli danza, forse un piccolo omaggio alla sua eccentricità? Indubbiamente, non vi può essere un totale coinvolgimento se durante la visione di un film siamo regolarmente “distratti” dalla onnipresente pubblicità, penso sia come ascoltare Mozart nel traffico urbano. L’interruzione pubblicitaria, rappresenta per l’azienda una vitale e cospicua forma di introito che mal si presta però, per noi attenti spettatori, ad essere condivisa. Una valida alternativa, quando possibile, è il cinema nella sua complice oscurità, o l’escamotage del comodo lettore da salotto. Un caloroso abbraccio Massimo

  6. andreamariotti Autore articolo

    Con piacere accolgo questo tuo commento “dissonante” rispetto al mio articolo, caro Massimo, nello spirito di questo “incrocio” (il presente blog); non soltanto poetico, ma ovviamente aperto a varie problematiche, come risulta da diversi dibattiti ospitati in questi anni. Mi sembra, la tua, una posizione di buon senso e anche opportunamente motivata. Le mie convinzioni rispetto al film in oggetto rimangono inalterate, tuttavia riconosco che un commento come il tuo ci voleva per rilanciare le ragioni del “si” in maniera, ripeto, ponderata. Un caro abbraccio anche da parte mia

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