Omaggio a Pasolini

Eccomi a fare quest’oggi qualche considerazione sulla mostra relativa a Pier Paolo Pasolini visitabile a Roma fino al prossimo luglio, presso il Palazzo delle Esposizioni. Nulla da eccepire, per carità, da parte mia sul valore documentale di essa: potendo, un giovane d’oggi che si accosti per la prima volta al lascito del grande scrittore e regista, trovare tutto ciò che occorre per farsi più che un’idea sul proteiforme talento pasoliniano sorretto, come ben sappiamo, da una acutissima capacità di chiaroveggenza circa i mali attuali della società italiana. E dunque non potrò nascondere qui, a titolo personale, l’emozione provata di fronte ai dattiloscritti di Pasolini, i suoi meno conosciuti dipinti e disegni (splendidi, per me, fra tutti, i profili di Roberto Longhi risalenti al 1975); non dimenticando il sobrio e suggestivo allestimento delle sale che, seguendo un ordine cronologico (dal 1950, anno dell’arrivo di Pasolini a Roma) si conclude con la vista del mare di Ostia: quel mare dell’Idroscalo dove il poeta venne barbaramente massacrato nella notte fra il primo e il due novembre del 1975. La mostra in oggetto, peraltro, a buon diritto ambiziosa, da Barcellona passando per Roma, si concluderà a Berlino (e non stupisce il fatto che, fra i curatori, si legga il nome di Gianni Borgna recentemente scomparso). Dato a Cesare quel che è di Cesare, vorrei anche dire del due più due scattato nel mio cervello dopo aver rivisto Nanni Moretti che si reca in vespa all’Idroscalo (sequenza del suo film Caro Diario, 1994), nell’ultima sala della mostra (sala sulla cui parete è ben leggibile a caratteri cubitali l’auspicio di poter finalmente sapere la verità su quella tragica notte del novembre 1975 in cui fu spenta per sempre la voce di Pasolini). In breve mi sono chiesto: non sarà che questa bella e importante mostra (con relativo e ingente movimento di capitali) bisogna intenderla per così dire come rampa di lancio del film Pasolini che il regista Abel Ferrara sta girando con l’attore Willem Dafoe nei panni dello scrittore? Grazie a tale work in progress, infatti, dovremmo saperne di più, sulla notte all’Idroscalo di Ostia…bene, benissimo. Per me, però, la verità viene prima della celebrazione (pur seria e rigorosa) della figura di Pier Paolo Pasolini. La verità, intendo, non estetica ma processuale, civile e storica; cui come cittadino italiano (prima ancora che poeta a mia volta e studioso di Pasolini) ho diritto, nel paese delle stragi impunite. Un paese sgangherato e dalle mille contraddizioni il nostro, in cui -rammentiamolo- i parenti delle vittime della strage di Piazza Fontana sono stati condannati al pagamento delle spese processuali; volendo tacere -per dirne un’altra- della fin troppo onorevole sepoltura (fino al 2013) del capo della banda della Magliana nella centralissima chiesa romana di Sant’Apollinare. Svolgo queste considerazioni con amarezza, non per essere bastian contrario a tutti i costi; in quanto, il 2 novembre scorso, ero fra i cosiddetti quattro gatti ( a fronte della desolante assenza delle autorità civili) convenuti all’Idroscalo di Ostia in occasione del trentottesimo anniversario della tragica scomparsa di Pasolini…solita liberazione di un rapace da parte dei volontari della LIPU al termine della commemorazione, il 2 novembre scorso e amen, la verità può attendere! nessun gusto reiterato del macabro da parte mia, ovviamente; trattandosi solo del civico diritto di sapere tutto di quella notte tremenda (mandanti e manovalanza): pur appartenendo, io, mi piaccia o meno, a un popolo che è quello scolpito memorabilmente da Pasolini nel grido più alto della sua poesia civile: “…di questo popolo ormai dissociato/ da secoli, la cui soave saggezza/ gli serve a vivere, non l’ha mai liberato” (versi tratti dal poemetto La Guinea, 1962, poi incluso nella silloge Poesia in forma di rosa, 1964).

 

P.S. La foto qua sopra mi è stata inoltrata dall’artista Mauro Camponeschi, in virtù della quale possiamo osservare il suo Omaggio a Pasolini del 2000 (riservandomi di parlare del suddetto artista in altra occasione, non senza averlo ringraziato per il suo contributo).

2 commenti su “

  1. andreamariotti Autore articolo

    Anche a te Buon Primo Maggio, festa del lavoro (che manca, nel nostro paese purtroppo).

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