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A sei anni dal tragico sisma aquilano con 309 morti e 1500 feriti, occorre sottolineare, come scrive il quotidiano il Messaggero, il recente “atto di messa in mora e intimazione di pagamento” inviato ai familiari delle vittime da parte della Protezione Civile,  per via della sentenza di assoluzione in Appello nei confronti  dei membri della commissione Grandi Rischi processati e condannati in primo grado. Nella riunione all’Aquila del 31 marzo 2009, infatti, la popolazione venne rassicurata nonostante le preoccupanti scosse nel territorio in atto da mesi. Alle ore 3,32 del 6 aprile 2009, infine, la terribile “botta” che seminò morte e distruzione, avvertita pesantemente anche a Roma. Ora lo Stato, come detto, a firma Franco Gabrielli, esige da parte dei familiari delle 309 vittime la restituzione “senza indugio” dei 7,8 milioni di euro comprensivi di spese e interessi legali , erogati come risarcimento a seguito della condanna in primo grado dei sette membri della suddetta commissione. A sei anni dalla tragedia, mi sento di presentare qui i seguenti miei versi:

 

QUELLA NOTTE D’APRILE

 

O fontanile di Campitello,

zampilla ancora l’acqua tua ?

e tu, agrifoglio dei Lucrètili

monti, sempreverde barbaglio,

come parli al mio cuore!

ma ecco, all’orizzonte, bianche

del Gran Sasso le cime: zanne

d’un elefante acceso d’ira

per l’umana miopia.

 

poesia di Andrea Mariotti del 2011, inclusa nella silloge Scolpire questa pace, Edizioni Tracce, 2013.

 

P.S. la foto qua sopra è di Michele Sainato, e nonostante l’afa fuori stagione del giorno dello scorso anno in cui è stata scattata, consente di osservare la conca aquilana sulla quale troneggia la sagoma inconfondibile del Corno Grande  (massiccio del Gran Sasso d’Italia).

 

2 commenti su “

  1. Francesco

    Caro Andrea, c’è sdegno nell’apprendere la notizia, perchè oltre al danno ricevuto e non sanato con la ricostruzione, si unisce una miserabile beffa. In particolare, diventa ancora più amara la notizia, se si pensa a quelli che, alle 3.32 ridevano; purtroppo credo che stiano ancora ridendo poiché la loro avidità sposata alla politica, continua ahimé a veleggiare indisturbata, in acque tranquille.
    Ed allora, lasciamo che sia la poesia a sciogliere questi grumi, con l’acqua che zampilla a darci la forza di continuare a credere (nonostante tutto) in questo Paese.
    Un caro saluto
    Francesco

  2. andreamariotti Autore articolo

    Sì, Francesco, ridono ancora, i messeri. Non dobbiamo dimenticare mai che, recentemente, qui da noi, un “padre costituente”, a tempo perso pregiudicato, si è sentito offeso per non essere stato consultato a dovere circa le quirinalizie. Il pesce davvero puzza dalla testa…un caro saluto a te

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