Oggi, nella ricorrenza della Giornata Mondiale della Poesia, è dolce
per me pubblicare questa foto, senza aggiungere una mia lirica, edita o inedita che sia. La foto è di ieri; l’ ho scattata al Verano, il cimitero monumentale di Roma, dov’è appunto sepolto Giuseppe Ungaretti (di cui cade quest’anno il quarantesimo anniversario della morte). Come forse si può intuire dall’immagine, una sottile lastra marmorea riporta i nomi dei coniugi Ungaretti, ad un passo da una delle innumerevoli stradine asfaltate che costituiscono di fatto la circolazione capillare del grande cimitero romano. Mi piace qui riportare il bellissimo saluto di Carlo Bo al poeta, nel giorno della sua tumulazione: “Giovani della mia generazione in anni oscuri di totale delusione politica e sociale, sarebbero stati pronti a dare la vita per Ungaretti, e cioè per la poesia”. Parole sulle quali davvero occorre meditare in una giornata come questa; anche per una corretta fruizione critica della folgorante poesia di Ungaretti: tenendo insomma presente che MATTINA, del 1917, la lirica di soli due versi celeberrimi ” M’illumino/ d’immenso”, non è stata scritta in tempo di pace. A perenne monito di coloro che, accantonando la storia, assolutizzano il grande dono poetico ungarettiano, quale alibi per i propri struggimenti liricheggianti .

6 commenti su “

  1. Bianca 2007

    TI RINGRAZIO
    infinitamente per aver ricordato un GRANDE della nostra poesia. Un Uomo che elevò il nostro Paese alla più nobile espressione concepita attraverso la DIGNITA’ che mai si abbassa a nessuna lusinga di unzione atta a mettere catene castrando per sempre la libertà del volo. Carlo Bo ne diede tributo, Tu insieme ad entrambi. Ancora grazie. Mirka

  2. andreamariotti Autore articolo

    Per essere franchi, avevo progettato la pubblicazione di questa foto allo scoccare del quarantesimo anniversario della morte del poeta (avvenuta nella notte fra il primo e il due giugno del ‘ 70)…ma, in effetti, uno slancio del cuore -credo di poter dire- mi ha indotto ad anticipare i tempi, considerando la ricorrenza odierna e l’attenta rilettura che sto facendo attualmente della poesia di Ungaretti. Un abbraccio e a mia volta un ringraziamento. Andrea

  3. Pio Ciuffarella

    Amico carissimo. Andrea, voce vivissima e moderna al Verano, tra poveri resti fossili, incastrati come minerali – tutti rari, alcuni rarissimi – conglobati in sedimentate discariche urbane. Mi sembra di vederti tra quelle spettrali architetture disordinatamente sovrapposte, compresse come croste mentre precipitano nel magma incandescente che risale dalle viscere della Terra, l’attimo prima che, fossili e depositi, fondano nel ribollente crogiolo. Ed io ne sono testimone. Tu mi hai reso, immeritatamente, partecipe di questo cammino, di queste tue esperienze e te ne sono grato perchè ora sono anche mie emozioni e voglio ancora percorrerre molta strada insieme, essere il compagno di questo tuo peculiare viaggiare nei luoghi delle “memorie poetiche” che, attenzione, non sono propriamente i campi elisi in fiore; si, ci sono anche quelli, ma soprattutto si tratta di attraversare i deserti dell’anima, l’inferno delle verità mai affrontate. Andrea, bene fai a insistere perchè il ricordare è una fatica che noi italiani mal sopportiamo. Ebbene, caro, coraggioso amico, il pensiero mi ha portato ad un altro viaggiatore, sommo poeta e, come egli ebbe accanto il suo mentore, anche tu, varcando la porta dell’ade ieri l’altro, hai cercato e udito la voce altissima e nobilissima di Giuseppe Ungaretti, il tuo (mio, nostro) maestro, tua, seppur transitoria, guida. Forse in MATTINA, in quei due versi, è simbolizzata anche la ciclicità dell’infinito: il magma in cui tutto precipita non è la fine, ma è “come” questo tutto che fondendo si rinnova per poi esplodere ancora lava, lucore di infuocate aurore e poi luce abbacinante sullo sfondo dell’immensità, incontro a nuovi cieli, verso nuovi tramonti. Con gratitudine, Pio.

  4. andreamariotti Autore articolo

    Carissimo Pio, ti ringrazio particolarmente per questo tuo generoso, potente ma soprattutto visionario intervento, che di fatto arricchisce di poesia la mia pagina. E non trovo di meglio, a questo punto, che suggellare questo nostro dialogo con l’incipit dei Versi del testamento, di Pier Paolo Pasolini, da Trasumanar e organizzar, ultima sua fatica poetica (e parliamo del 1971, l’anno successivo alla morte di Ungaretti): “La solitudine: bisogna essere molto forti/ per amare la solitudine; bisogna avere buone gambe…”. Un caro saluto e un abbraccio, ispirato amico. Andrea

  5. maria rizzi

    Il Verano, il tuo sostare dinanzi a una semplice lapide. Il meditare sui cicli storici. L’entusiasmo di ieri, la disillusione di oggi. Ungaretti fu uomo di trincea, non scrisse relegandosi in una torre d’avorio e tra le liriche dedicate ai giorni del fuoco, del sangue, delle morti a catena, riuscì a concepire “Mattina”. Una poesia che troppi interpretano e che forse resta il più bel mistero del Poeta. La chiave per aiutarci a uscire dai luttuosi eventi che lo circondavano? Il suo personale momento di Resurrezione? Ci sono caduta anch’io, inevitabilmente. D’altronde l’eroico tuo gesto di celebrarlo in silenzio tra le tombe di un cimitero che è la vergogna dei vivi, dà vero senso a ogni suo verso, stende il velo di giusta pietas e commozione sulla sua morte. Grazie, amico mio.

  6. andreamariotti Autore articolo

    Cara Maria, grazie per questo tuo generoso commento. Essermi fatto doverosamente da parte (alludo ai miei versi) in una giornata importante come quella del 21 marzo ha comportato, di fatto, quello scambio ricco che mi sono augurato lo scorso novembre, aprendo il mio blog…e così, nella Giornata Mondiale della Poesia, foscolianamente, ho dialogato con un Grande della nostra tradizione, assieme a voi che mi avete scritto. Un abbraccio.
    Andrea

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