De Luca

Grande scrittore senz’altro, Erri De Luca, ma non è questo il punto, volendo riferirmi all’incontro di ieri (“Le parole non si processano, si liberano”) nella Sala Diamante, presso il Palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma, in occasione della quattordicesima edizione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria. Presente un folto pubblico, De Luca ha sfoderato una godibile arguzia, ripensando al “tufo” molto più dialogante dei “muri” tout court; ed anche a San Gennaro a un certo punto destituito ma poi rivalutato in tutto il suo prestigio dal popolo napoletano (dovendosi fronteggiare l’avanzata della lava vesuviana)… per tacere, sempre a proposito dell’acume dello scrittore, dei ricordi di guerra, in particolare delle “Quattro giornate di Napoli”, dell’ansia materna cagionata dalle sirene d’allarme; senza trascurare peraltro l’eloquente ricordo della distruzione del ponte di Mostar (9 novembre ’93) durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina.  Difficile, com’è ovvio, non dare ragione allo scrittore napoletano in merito alle sue posizioni nette rispetto alle troppe e sporche guerre pane quotidiano del pianeta, coi bombardamenti che colpiscono soprattutto le popolazioni civili; ben al di là, purtroppo, dei cosiddetti “obiettivi militari”. Così dicendo, eccoci davanti a quel dramma in merito al quale dovremmo senz’altro riflettere con piena onestà intellettuale, a fronte degli ingiustificabili, atroci atti di terrorismo (che non avvengono però per caso) e che hanno visto in Parigi l’epicentro dei recenti attacchi. Premesso tutto ciò, e rammentato pure che Erri De Luca più di talvolta (quasi ozioso precisarlo) vi ha messo per così dire “la faccia” in tanti e delicati conflitti del nostro tempo (il pensiero corre specialmente alla testimonianza assidua dello scrittore rispetto alle ripetute tragedie di Lampedusa, porta di quel “mare nostro che non sei nei cieli”, citando la bellissima poesia da lui scritta quest’anno all’indomani dell’ennesimo, terribile naufragio di migranti nel Canale di Sicilia)…; dicevo, rammentato anche questo, preciserò cosa non mi è piaciuto dell’incontro di ieri. Esso mi è sembrato in sostanza e forse inevitabilmente uno spettacolo televisivo, con lo scrittore vestito non elegantemente  -non trattandosi dal mio punto di vista di un formalistico dettaglio- a incoraggiare il pubblico circa eventuali e gradite interruzioni delle storie che lui avrebbe poi di fatto sviluppato con estro e indiscutibile talento. Quando però una ragazza ha impugnato il microfono dandogli a parer mio con troppa disinvoltura del “tu”, eccola cassata la sua domanda da De Luca in quanto  effettivamente fumosa, troppo ad ampio raggio (esprimendosi però a sua volta lo scrittore in maniera a mio avviso esageratamente colorita accennando, se non ricordo male, a liquidi fuori dal vaso). Ecco, il punto è proprio questo; nel senso che l’abito non fa il monaco. Questione di sfumature o forse, meglio, di una verità scontata. Erri De Luca, pur in abbigliamento diciamo molto sportivo e un modo di fare più che mai colloquiale, ieri parlava comunque ex cathedra; talché in quel preciso momento mi è tornata alla mente quella memorabile intervista televisiva di Enzo Biagi a Pier Paolo Pasolini, laddove il grande scrittore e regista puntualizza il rapporto tutt’altro che alla pari, anzi profondamente squilibrato intercorrente fra il “parlante” televisivo e lo spettatore, più o meno edotto (tant’è che Pasolini, lo sappiamo bene, proponeva e non solo per questo l’abolizione del mezzo televisivo). Morale della favola: ho abbandonato la Sala Diamante, ieri, abbastanza infastidito per quanto appena riferito; non apprezzando quella raffinata forma di seduzione in virtù della quale personalità eccellenti vogliono farci credere di stare dalla parte del popolo/pubblico (televisivo!); quando in realtà il ponte fra le due rive (per usare le parole stesse di Erri De Luca) è ben in piedi, tutt’altro che abbattuto (chi segue il presente blog, ricorderà una mia presa di posizione contro la “materializzazione” recente di Bergoglio in via del Babuino a Roma; essendosi  recato, papa Francesco, da un ottico di fiducia e suscitando per questo  il comprensibile stupore dei passanti, i quali devono averlo percepito come uno di loro…mentre, come ho scritto, meglio avrebbe fatto a parer mio il papa argentino a convocare più sobriamente l’ottico in Vaticano). Qui non è questione di quel famoso adagio del Marchese del Grillo memorabilmente incarnato da Alberto Sordi, ci mancherebbe. Ma le distanze, i dislivelli inevitabilmente rimangono nel  rapporto emittente/destinatario; con il protagonismo di un pubblico condizionato dalla tivù che più nessuno guarda (a parole, fa moda) e che a questo conduce: un guazzabuglio sulla cui superficie  si galleggia felici e contenti  impugnando lo smartphone per immortalare l’evento, in quest’epoca di maleducazione diffusa e sempre più odiosa perché “innocente”. E’ vero o non è vero che, scendendo dal metrò, poniamo, occorre  ormai dare la precedenza a chi seraficamente sale? non voglio divagare troppo: riprendendo un verso di Vittorio Sereni, concluderò così: “non amo il mio tempo”.  E all’ascolto al dunque televisivo di ieri della stupenda preghiera laica di Erri De Luca (il “mare nostro” sopra accennato), preferisco la lettura della medesima; in quanto urge più che mai la necessità di ragionare con la propria testa, non mitizzando nessuno, criticando all’uopo anche chi sostanzialmente apprezziamo con rispetto e fermezza.

8 commenti su “

  1. Bianca 2007

    Apprezzo la tua distanza intellettuale che dà a Cesare quel che è di Cesare ecc ecc insieme al coraggio di andare “contro” senza nulla togliere. Concordo poi sul restare alla “preghiera laica” del sempre nostro Erri De Luca pur coi suoi difetti. Una bella relazione comunque. Ciao, Mirka

  2. andreamariotti Autore articolo

    Infatti. Ripeto, lo scrittore non si discute, ma la sua quasi-tuta di ieri risultava in contraddizione dal punto di vista del linguaggio dei segni con la sua autorevolezza regredita per un attimo solo ma significativo in autoritarismo atto a bacchettare un “tu” che altro non era se non flautus vocis. Grazie per l’apprezzamento del mio scritto…. se vai a vedere sul web le cronache dell'”incontro” di ieri, tutto è andato per il meglio, ottimamente. Bene cosi. Meglio leggerselo in santa pace, Erri De Luca, trattasi di tempo ben impiegato, dal mio punto di vista. Ciao

  3. Monica Martinelli

    Grazie Andrea, per questo attento e profondo resoconto sull’incontro di Erri De Luca a Più Libri più Liberi di sabato scorso. Ero anche io lì ma devo dire che non ho resistito molto perché ero in piedi in fondo e il caldo e l’aria mancante hanno preso il sopravvento sull’interesse per la sua conferenza-conversazione che quindi ho sentito solo a tratti. Devo dire che mi è sembrato che ha parlato del più e del meno (proprio come il titolo del suo ultimo romanzo!), e come hai sottolineato tu, in modo sapientemente arguto e buttandola molto sull’ironia, insomma tra il serio e il faceto senza entrare in profondità. Ma forse non era quella la sede adatta, del resto lui è stato chiamato lì, a mio parere proprio perché, oltre essere uno scrittore, è un personaggio televisivo e massmediatico, specie dopo la sua vicenda giudiziaria relativa alla TAV che ha riempito tutti i giornali. Devo dire che non mi ha disturbato il suo abbigliamento, che non mi sembrava neppure in contraddizione con la sua facondia oratoria, forse perchè non ci ho visto un’autorevolezza né un autoritarismo (però ripeto non ho potuto assistere a tutta la conferenza); mi è sembrato invece molto e bonariamente disponibile, anche se forse faceva parte della “sua parte”… Appena usciti dalla sala che era stracolma e che doveva ospitare altrettante, se non di più persone per l’evento successivo, lui ha firmato autografi e ha dato a gran voce il suo indirizzo mail. Mi è sembrato comunque un modo democratico e colloquiale più che “ex cathedra”, però sono d’accordo con te sul fatto che forse si è un pò troppo immedesimato in un ruolo televisivo e accademico. Senza nulla togliere tuttavia al rispetto e alla stima per De Luca che secondo me è uno dei più grandi e intelligenti scrittori e poeti contemporanei.
    Grazie e un caro saluto

  4. andreamariotti Autore articolo

    Grazie a te, Monica, per questo tuo generoso e intelligente commento, con un’acme di lucidità costituito a parer mio dall’osservazione “anche se forse faceva parte della sua parte“: quasi un mettersi nei panni di De Luca con saggezza, senza quello sterile giustificazionismo oggi così diffuso e a me particolarmente sgradito. Avrai comunque notato che la mia critica non toglie (e come potrebbe essere altrimenti?) alcunché al valore letterario di uno scrittore di cui qui mi piace ricordare un indimenticabile “spettinando il suo vescovo”; riferendomi a un suo scritto sul Poverello d’Assisi che nella piazza dell’Arcivescovado si libera dei panni terreni scegliendo un’altra strada…insomma, Monica, la mia “cronaca” potrebbe leggersi, credo, come una riflessione sul costume, sulle dinamiche relazionali e i riti collettivi: senza (ci mancherebbe!) attacchi preventivi alle persone (attacchi di cui non sono capace e che svaluterebbero il presente blog). Ho semplicemente detto quello che non mi è piaciuto nell’ hic et nunc di sabato scorso, in un ambito che tu stessa hai riconosciuto non poco mediatico; e proprio per questo, dal mio punto di vista, una maggior misura non avrebbe fatto torto a Erri De Luca, considerando la sua iniziale insistenza acciocché il pubblico lo interrompesse a piacimento. In conclusione trovo interessante il fatto di avere entrambi seguito l’evento senza incontrarci: confrontandoci a posteriori adesso, con quella stima e rispetto nella diversità di vedute che portano il meglio a questo “incrocio poetico”. Grazie a te con un caro saluto

  5. Monica Martinelli

    Caro Andrea, grazie per la tua risposta, conoscendo te e la tua acuta sensibilità, ho compreso bene la tua ‘critica’ era riferita a una modalità relazionale proprio da parte di una persona che critica il sistema e i suoi apparati. O forse è che la notorietà cambia un po’ il punto di vista delle cose e della realtà..e magari neanche De Luca riesce a rimanerne immune. Ebbene si, considerata la massa di persone..decisamente troppe in uno spazio di quelle dimensioni..non è stato possibile incontrarci! Qui sul blog è senz’altro più umano e igienico!

  6. marzia spinelli

    Ero anche io presente ma ahimè non ho resistito al caldo e quindi come Monica sono uscita prima del diverbio, se così può chiamarsi, con la giovane intervenuta, per cui non posso esprimermi più di tanto. Il racconto di Andrea sull’evento è molto acuto e anche spassoso; certamente De Luca è un personaggio mediatico ed effettivamente si percepiva un’aura vagamente ambigua, un pò spettacolo, un pò letteratura… ma come dice Monica giustamente era nella parte, insomma “fa parte” del gioco, senza nulla togliere al valore dello scrittore, alla sua oralità e al suo impegno profuso in più occasioni su cui siamo tutti d’accordo; su questo Andrea é stato chiarissimo come chiarissima la sua analisi che a ben diritto ha ritenuto di rappresentare con ironia e attenzione a sfumature e a dettagli che forse ai più possono sfuggire. Grazie. Un caro saluto.

  7. andreamariotti Autore articolo

    Cara Monica, commenti come il tuo (in risposta al mio risponderti, a vantaggio di un dialogo che avverto fertile) mi confortano grandemente, in quanto dimostrano con chiarezza la “civiltà del dissenso” che può anche portare a rielaborare criticamente per proprio conto le ragioni dell’altro. L’altro che non vuole aver ragione a tutti i costi (cioè il sottoscritto), bensì soltanto affermare quello che hai perfettamente compreso: “… e magari neanche De Luca riesce a rimanerne immune”. Con sostanziale rispetto si possono criticare anche i cosiddetti “mostri sacri” laddove lo si ritenga opportuno, in onestà intellettuale; fermo restando che Erri De Luca rimane un grande scrittore…perfettamente ragione hai infine a proposito della insalubrità dell’aria all’interno del Palazzo dei Congressi dell’Eur (leggi: il modo migliore per raccogliere punti influenzali…). Un caro saluto

  8. andreamariotti Autore articolo

    Nel tuo commento ho individuato, cara Marzia, un elemento di forte condivisione, laddove dici: “…si percepiva un’aura vagamente ambigua”. Non mi stancherò di ribadire che non è in discussione, per me, il valore della scrittura di Erri De Luca: ma con quanta autoironia sabato scorso lo scrittore si guardava mentre elaborava con indiscutibile arguzia le sue storie e ricordi? in siffatta ambiguità, a prevalere può essere il conformismo, la mancata percezione di quelle sfumature che divaricano il dire dal fare: nella fattispecie la nota stonata oggetto della mia “cronaca” e afferrata dal mio orecchio di incorreggibile ascoltatore della musica mozartiana… anche da parte mia un caro saluto

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