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LA  NEVE

 

Come pesa la neve su questi rami

come pesano gli anni sulle spalle che ami.

L’inverno è la stagione più cara,

nelle sue luci mi sei venuta incontro

da un sonno pomeridiano, un’amara

ciocca di capelli sugli occhi.

Gli anni della giovinezza sono anni lontani.

 

poesia di Attilio Bertolucci tratta da La capanna indiana

 

4 commenti su “

  1. Fiorella D'Ambrosio

    Indovinatissima, per la sua attualità, la scelta della poesia di Attilio Bertolucci che oggi ci proponi -Andrea- sul tuo blog, dopo la bufera di neve che ha imbiancato la scorsa notte gran parte del centro -sud d’Italia. Mirabile lirica di maniera idillica ed elegiaca in cui il paesaggio -sentito con emotiva vicinanza e tradotto in poche linee di colore e di luce- diventa momento di contemplazione dominato dalla memoria e dal tempo, temi nostalgicamente ed intimisticamente ricorrenti nelle opere di A.Bertolucci ed in particolare nel volume “La capanna indiana” (1951). Un grazie per averci consentito la piacevole rilettura dei versi in oggetto ed un caro saluto. Fiorella.

  2. andreamariotti Autore articolo

    Ti ringrazio per il tuo commento, Fiorella, puntuale e articolato come sempre. Sai che domenica scorsa, nel pomeriggio, sono stati fotografati perfino nel cielo di Roma degli isolati fiocchi di neve? e comunque i versi di Bertolucci che mi sono tornati in mente e qui proposti, mi pare rappresentino un esempio elevato di quell’umbratile languore tipico di tanta lirica del poeta parmigiano. Un caro saluto anche a te

  3. monica martinelli

    Bellissima poesia lieve e incantevole sul tempo della nostalgia e sulla natura che viene in soccorso alla malinconia. Giusto in questi giorni però abbiamo potuto vedere cha la neve pesa davvero tanto ed è tutt’altro che lieve quando si scatena con le sue bufere.
    Grazie Andrea per averci dato la possibilità di (ri)leggerla questa poesia sul blog.
    Saluti
    Monica

  4. andreamariotti Autore articolo

    Hai detto bene, Monica: una poesia incantevole, quella di Attilio Bertolucci qui riproposta…sottilmente onomatopeica, aggiungerei, nel suo esprimere la caducità delle cose terrene con malinconica grazia. Più la si rilegge e più essa ci avvolge nella sua impagabile levità. Un caro saluto

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