Per tornare alla tragedia del terremoto in Abruzzo di un anno fa, si possono leggere al riguardo i versi dei maggiori poeti italiani (antologia on line su Il MESSAGGERO. IT del 14.4.2010). Ebbene, a mio avviso in tale antologia è compresa una poesia stupenda, quella di Claudio Damiani che riporto qui di seguito:

Oggi guardavo le montagne come stavano buone
zitte e ferme senza dire niente.
Il vento era forte ma per loro era come se non ci fosse,
i boschi erano radi
per un lento, secolare degrado,
ma a loro sembrava non importare molto,
stavano lì sedute nel loro posto, quiete,
stavano zitte come per ascoltare meglio
qualcosa che noi non sentivamo.

Se un uomo o un animale, avvolto da una nube,
vaga per la montagna fino a morire assiderato,
o colto da una valanga viene seppellito nella neve,
o cade in un crepaccio da cui non può risalire,
la montagna non può far niente, non può aiutarlo in alcun modo
ma non pensare che non soffra, che non provi compassione,
non pensare che lei, dura come la pietra, non pianga.

PIETAS intensissima trasmette a parer mio questa poesia; sorretta al meglio dal potere antico della personificazione di ciò che “sembrerebbe” inanimato. Poesia leggibile, fluida, stilisticamente asciutta; austera, direi. Scritta da “dentro” il terremoto, se mi si passa l’espressione. Conoscevo già di fama Claudio Damiani, e lo ringrazio qui per questa sua lirica che ci dischiude nascosti giardini della nostra affettività; facendoci viaggiare col cuore e con la mente, nell’attimo stesso che percepiamo la carezza del Bello.

9 commenti su “

  1. maria rizzi

    Amico mio, a volte i versi sono urla silenziose, pianti di luce, moniti e preghiere. Con la tua sensibilità speciale hai scelto la lirica di Damiani per consentirci di vivere il dramma da una nuova dimensione. Le montagne, sentinelle del dolore, hanno condiviso i lutti, le perdite, il coraggio e la disperazione. Hanno anima, come e più degli uomini e si collocano nell’armonia del Creato nella dimensione che forse fu voluta da Dio.
    Grazie per ogni tuo contributo, ti abbraccio.

  2. andreamariotti Autore articolo

    Per una questione di eleganza, cara amica, non ho detto nel mio articolo quanto poco mi fossero piaciuti, di contro, i raffinati esercizi letterari di poeti più famosi di Damiani, leggibili anch’essi nella citata antologia. Esercizi compiuti a debita distanza interiore -troppa!- dal dramma abruzzese; frutto, in sintesi, di quel vecchio e arcadico vizio duro a morire che poi consiste nel ridurre la realtà a cifra letteraria, con buona pace del sentimento poetico, da intendere qui ovviamente in senso tutt’altro che sentimentale. Sacerdotesse e gran ciambellani della Poesia non dismettono mai il suddetto vizio…ma la poesia di Damiani, con la “p” minuscola, si dilata, per fortuna, nella nostra anima. Un abbraccio. Andrea

  3. Pio Ciuffarella

    Non posso che essere d’accordo con te, caro Andrea, sull’intensità di questi versi. Sono di alto valore morale e grandemente stimolanti per una rinnovata riflessione filosofico – scientifica sui processi (bidirezionali) di identificazione dell’individuo con la natura e, quindi, con l’universo intero. Carlo Damiani ripropone un concetto comune alle culture orientali e fondamentale per tutte quelle popolazioni, ( sempre meno presenti, ahinoi, a causa del processo di globalizzazione) che vivono a stretto contatto con la natura, cioè quella di attribuire capacità simpatiche, ovvero di partecipazione attiva e di coinvolgimento emozionale della natura e dei suoi fenomeni alle vicende dell’uomo. Qui, non si tratta di nuova forma di animismo, comune peraltro a molte post-avanguardie dell’obsoleta New Age ma, a mio avviso di, autentica, vissuta religiosità.

  4. Pio Ciuffarella

    Errata corrige: mi scuso con Claudio Damiani, e con Andrea, per aver scritto, nel mio commento del 24 aprile, Carlo e non Claudio.
    Pio Ciuffarella

  5. andreamariotti Autore articolo

    Sì, caro Pio: la poesia di Claudio Damiani esprime un senso di sacralità davvero toccante ai giorni nostri; così ingrati, dal punto di vista mediatico (con allusione ad un potere totalizzante oltre ogni limite). Dovremmo essere ad un tempo più critici e più semplici, recuperando innanzitutto il buon senso quotidiano, valore antropologico prezioso in mezzo al traffico, in famiglia, nell’ambiente di lavoro…l’elenco sarebbe lungo! un saluto, amico mio. Andrea

  6. SANDRO ANGELUCCI

    La pietas, la vera pietas, caro Andrea, noi non la conosciamo più. Le montagne, invece, non l’hanno mai dimenticata perché la loro memoria è forte, come la roccia che le compone.
    Se volessimo ascoltare davvero, dovremmo imparare a stare zitti e quieti come fanno loro ma siamo uomini e le nostre lacrime non sono torrenti tra le rocce.
    Condivido: è una bellissima poesia, anche se – sono sincero – avrei preferito una forma meno discorsiva. E’ vero: è scritta da “dentro” il terremoto, come pertinentemente sostieni, ed è un grande merito dell’autore quello di non essersi fatto intrappolare dalle sabbie mobili della retorica.

    Grazie, per avermela fatta conoscere. Un forte abbraccio,

    Sandro

  7. andreamariotti Autore articolo

    Immaginavo il tuo apprezzamento per la poesia di Damiani, caro Sandro, considerando l’amore che porti alla natura. Hai ragione nel parlare di una certà prosaicità, sempre a proposito di tale lirica. Ma come tu stesso riconosci, erano grossi i pericoli dei gelati fiumi della retorica, magistralmente evitati da un autore
    che con ispirazione autentica ha scritto; credo di poter dire. Un abbraccio forte.
    Andrea

  8. Bianca 2007

    Caro Andrea,
    un veloce passaggio.
    Apprezzo la tua umana pietas ma NON concordo su la poesia. Credo che natura e cosmo siano assolutamente indifferenti a ogni avvenimento che li attenti come a ogni vita che inghiotte o se ne va. Solo ai Poeti è dato vestir di colore le immani tragedie, magari sfidandole a rendere più partecipi e operose le coscienze mai dimenticando il SENTIMENTO che sempre dovrebbe l’uomo animare. Ma io non faccio testo. Non sono poeta. Concludo lasciando la parola a un grande che amo:” Nulla dunque è la morte per noi, e per nulla ci tocca, poichè la natura dell’anima è essenza mortale” (Lucrezio). Un abbraccio affettuoso nel mentre mi compiaccio per la splendida foto postata. Mirka

  9. andreamariotti Autore articolo

    Cara Mirka, davvero stimolante questo tuo motivato dissenso in merito alla poesia di Claudio Damiani da me presentata. Io in effetti, dopo decenni di stretta frequentazione leopardiana, non potrei che darti ragione circa l’indifferenza della natura; e valga fra tutte la citazione di un passo tratto dal Dialogo della Natura e di un Islandese: ” Natura. Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da se medesimo. Io sono quella che tu fuggi”. Delle OPERETTE MORALI del grande Recanatese, tale Dialogo rimane come sappiamo bene il sostrato più rigoroso per intendere pessimismo e pietas, all’altezza dei grandi canti pisano-recanatesi. Così dicendo, vengo incontro al tuo immanentismo che forse ha “pizzicato” la mia commossa lettura della poesia di Damiani. Sia il benvenuto, dunque, questo tuo critico commento che arricchisce il terreno dialogico del mio sito! in ultimo, intorno alla foto, essa è stata da me scattata sulle Dolomiti nel 2006, in Val Pusteria, di fronte alla Croda dei Toni, sul far del tramonto. Ricordo che, piantando gli amici a tavola, come un folle mi precipitai in camera mia per fissare il magico aspetto della Croda svettante sui cupi boschi. Grazie quindi per il tuo apprezzamento. Ricambio il tuo abbraccio.
    Andrea

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