La foto qua sopra permette di osservare all’orizzonte il profilo sia pure sbiadito per l’afa e la lontananza del Corno Grande, massima elevazione del massiccio del Gran Sasso d’Italia. Lo scorso 6 aprile 2015 presentai qui una mia breve lirica per ricordare la tragica notte del 2009 in cui una fortissima scossa, preceduta da uno sciame sismico durato mesi, seminò morte e distruzione non solo nel capoluogo abruzzese ma anche nei paesi vicini rasi al suolo. La foto in oggetto, ripeto, risulta sbiadita: così come può sbiadire (ma non deve) il ricordo oggi, a sette anni esatti da quella ferita non rimarginata della nostra terra.
Come dimenticare, Andrea, il tragico 6 aprile 2009, quando un terribile terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter anniento’ il centro storico dell’Aquila e molti altri comuni limitrofi! Il sisma, avvertito anche nella mia città (a lungo quella notte vidi oscillare in casa i lampadari) mostra ancora oggi -a distanza di sette anni-i segni della sua distruttiva evidenza…mentre l’Abruzzo-piange, nel dolore e nel pietoso ricordo,le 309 vittime! Un caro saluto.
Anch’io qui a Roma come molti mi svegliai, Fiorella, quella notte, a seguito della tremenda scossa e, senza seguire la televisione, subito ebbi la certezza in cuor mio che qualcosa di veramente grave era accaduto…insomma, non d’una delle deboli o meno deboli scosse che qui avvertiamo non raramente con epicentro di solito localizzato nella zona dei Castelli Romani…sentivo e capivo quella notte che ben altro era accaduto. Frequentemente son tornato con scritti e poesie sulla tragedia del 6 aprile 2009 e, naturalmente, la mia breve nota odierna è un invito rivolto anzitutto a me stesso ad un ricordo vivo e non affievolito nel tempo. Un caro saluto a te