A trent’anni esatti dalla catastrofe del 26 aprile 1986, leggere o rileggere Preghiera per Cernobyl di Svetlana Aleksievic, Premio Nobel per la Letteratura 2015…altro sul momento non so dire, di fronte ad un evidente, forse umano meccanismo di rimozione di massa di cui ci siamo giovati al cospetto dell’impensabile che pure è accaduto trent’anni fa, non nella notte dei tempi…
(inizio del Capitolo primo del libro della Aleksievic, intitolato La terra dei morti:
Monologo sul perché la gente ricorda
” E lei s’è messa a scrivere su quest’argomento? Proprio su questo! Io invece non voglio che si sappia di me…Di quel che ho provato laggiù…O meglio: da un lato ci sarebbe anche la voglia di aprirsi, di raccontare tutto fino in fondo, ma dall’altro mi rendo conto che ciò significherebbe mettersi a nudo e questo non lo vorrei…”)
Una tragedia terribile, che non dobbiamo mai dimenticare…
Grazie Andrea e un caro saluto
Infatti, Monica. Qui si non si tratta della riflessione pur composta e severa di un giorno, nel trentennale di una catastrofe operante a lungo, in termini di salute collettiva nonché dell’ambiente. Un caro saluto