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SCOPERTA DELL’ ODIO

 

Qui stava il torto, qui l’inveterato errore:

credere che d’altro non vi fosse acquisto che d’amore.

Oh le frotte di maschere giulive

oh le comitive musicanti nei quartieri gentili…

Alla notte altre musiche rimanda

la terrazza più alta e di nuovo fiorita

si dilunga la strada fuori porta?

Ma venga, a ora tarda, venga un’ora

di vero fuoco un’ora tra me e voi,

ma scoppi infine la sacrosanta rissa,

maschere, e i vostri fini giochi

di deturpato amore: nell’esatto

modo mio di non dovuto

amore e dissipato, gente, vi brucerò.

 

Vittorio Sereni, dalla silloge GLI STRUMENTI UMANI (1965)

 

 

4 commenti su “

  1. Francesco

    Una poesia ironica di Sereni, che secondo la mia interpretazione gioca sul doppio senso di coloro che apparentemente si presentano da amici ma in realtà covano odio. E’ forse così la società di oggi, che spinge verso destra, alimenta populismi e porta un istrionico contestatore alla soglia del paese più potente? Una sete di odio che scorre nelle strade e si accoda ai venditori di fuoco.
    Chissà se ci sarà un contagio e cosa succederà.
    Un caro saluto
    Francesco

  2. Fiorella D'Ambrosio

    “La prima (poesia) da me scritta di rabbia e per rabbia” (V.Sereni a P. Chiara). In realtà tutta la raccolta “Gli strumenti umani” a cui la lirica “Scoperta dell’odio” appartiene, rappresenta la presa di coscienza di un amaro dissidio con la realtà contemporanea da parte del poeta alla ricerca disperata della propria identità violata (“la ferita irrisarcibile della violenza della storia”), nella consapevolezza della precarietà della condizione intellettuale nella società del suo tempo.

  3. andreamariotti Autore articolo

    Indubbiamente in questa poesia di Sereni a mio avviso amara e risentita è vibrante una polisemia che la rende attualissima e fruibile in più direzioni. Un caro saluto a Francesco

  4. andreamariotti Autore articolo

    Tutto vero quello che scrivi, Fiorella, aggiungendo da parte mia che negli Strumenti è soprattutto racchiuso un capolavoro assoluto come Le sei del mattino (sulla “fresca morte” del poeta). Un caro saluto

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