19 LUGLIO 1992 – 19 LUGLIO 2017

 

In occasione del venticinquesimo anniversario della strage di via D’ Amelio a Palermo, ripropongo il mio breve scritto apparso sul presente blog in data 21/7/2012:

Da non perdere, in occasione del ventennale della strage di via D’Amelio, la puntata di giovedì scorso di La storia siamo noi (naturalmente in prima serata, alle ore 23,40, su Rai2…). Agnese Borsellino, infatti, moglie di Paolo, intervistata da Giovanni Minoli, ha ricordato come il marito, dopo la strage di Capaci, perfettamente consapevole del conto alla rovescia per lui scattato, uscisse di casa da solo non poche volte di mattina; magari per comprare il giornale o le sigarette (nell’intento di “nascondere” ai mafiosi la sua scorta, fatta di ragazzi generosi che poi, effettivamente, trovarono con il giudice la morte in quella tragica domenica del 19 luglio 1992). Confesso di essermi sentito profondamente commosso nell’apprendere questo particolare tutt’altro che secondario; particolare che la dice lunga sull’altezza morale di Paolo Borsellino. Ricordo perfettamente quel pomeriggio di vent’anni fa: ero in un bar di Celano (L’Aquila), a ristorarmi dopo un’escursione in montagna; ed ecco l’urlo delle sirene diffuso dalla televisione, il fumo, e la tremenda notizia non inaspettata, purtroppo, dal giorno della precedente strage di Capaci. Amare le mie lacrime, quel pomeriggio di luglio. Per Giovanni Falcone non avevo pianto (o meglio, lo avevo fatto interiormente); ma per Paolo Borsellino sì; non riuscendo ad accettare il fatto che non si fosse stati in grado di proteggerlo, di sottrarlo alla condanna mafiosa. Oggi, naturalmente, comprendo meglio come mai e poi mai Paolo Borsellino avrebbe per così dire abbandonato la nave proprio nel momento più grave e delicato; ucciso Giovanni Falcone, infatti, chi altri se non lui, Borsellino, avrebbe potuto portare avanti la lotta contro la mafia con la professionalità, l’acume e il coraggio sempre condivisi con l’amico Giovanni, nonostante il pericolo incombente? Ed anche mi ha fatto bene, in un certo senso, per tornare alla trasmissione di ieri sera, rivedere l’allora Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro quasi travolto fisicamente dalla folla inferocita alle esequie di Borsellino e dei ragazzi della scorta…ecco uno che non “auspica” ma che ci ha messo sul serio la faccia, ho pensato ieri sera. Ma che il cattolicissimo Scalfaro fosse un galantuomo autentico, non è un mistero per nessuno. Tuttavia non voglio inquinare questo breve scritto con allusioni troppo evidenti al nostro povero presente. Intendo soltanto sottolineare, come tanti, che davvero uomini come Giorgio Ambrosoli, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ( per fare i nomi che adesso mi vengono in mente) sono i pilastri vivi e portanti della nostra società civile, la parte migliore del nostro Paese sfigurato da quello che è venuto dopo (in termini di pessima politica, eticità irrisa, corruzione alla grande e via dicendo). A Paolo Borsellino comunque, per chiudere, dedico la foto qua sopra da me scattata all’ interno della stupenda Martorana di Palermo, nel 2009.

 

Andrea Mariotti

 

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