C’è un Lied di Schubert che da sempre mi tocca profondamente: Du bist die Ruh op.59, n. 3, 1823, su testo del poeta F. Rückert; di cui qui di seguito si dà la traduzione in italiano:

 

Tu sei la pace,

la dolce tranquillità,

sei la nostalgia

e ciò che l’appaga.

 

A te io consacro,

pieno di gioia e dolore,

quale dimora

gli occhi e il cuore.

 

Entra in me

e richiudi

in silenzio dietro a te

la porta.

 

Allontana il dolore

da questo petto!

Pieno sia questo cuore

della tua letizia.

 

Questo sguardo

dal tuo solo splendore

illuminato,

riempilo tutto!

 

 

ebbene tale Lied tante volte io lo ascoltato cantato da Gundula Janowitz, storico soprano d’alta scuola, accompagnata al piano da Irwin Gage, in una interpretazione che mette i brividi, in quanto a evocazione dell’anima tedesca screziata di malinconia; anima priva, per capirci, di quella solarità tipica del melodramma italiano. Ora non è un mistero che il genio di Franz Schubert abbia trovato precocissimo la sua acme proprio nei Lieder, laddove lo scavo in profondità insondabili dell’anima può avvenire anche soltanto attraverso una sottile mutazione ritmica, ferma restando la limpidezza di una melodia che però non deve essere fraintesa giacché ricca di indefinibili inquietudini. Tale Lied, insomma, richiede un ascolto raccolto e attento; non in una giornata assolata, bensì in una cupa giornata invernale, per cercare di rielaborare nello spirito dell’autore oltre che nel proprio il senso dell’opera con la quale ci si sta confrontando…così come raccomandava Robert Schumann a proposito della fruizione in generale dell’arte.

 

Andrea Mariotti

 

 

2 commenti su “

  1. Fiorella D'Ambrosio

    Riascoltando questa sera il lied di Schubert “Du bist die Ruh”op.59, n.3, non posso che riaffermare quanto ebbi a scrivere tempo fa sul tuo blog, Andrea, circa la grandezza del compositore austriaco nel cogliere la sublime corrispondenza tra musica e poesia rappresentate in un’unica forma d’arte in cui le parole parlate si trasfigurano in note e “le composizioni per pianoforte inventano un nuovo modo di trattare l’armonia, a un tempo classicamente irreprensibile e romantcamente inquieto” (Carlo Parmentola).

  2. andreamariotti Autore articolo

    Hai fatto bene a ribadire la forza delle parole di Parmentola, Fiorella. Un caro saluto

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