A duecentosettanta anni dalla morte di J.S. Bach

 

Oggi 28 luglio 2020, siamo a 270 anni esatti dalla morte di J.S. Bach. Ho vivo nella memoria il ricordo della sua tomba a Lipsia, nella chiesa di San Tommaso, di cui fu a lungo Kantor, e che non tanta gloria gli riconobbe, anche per il suo carattere estremamente ostinato. Dire quello che rappresenta Bach per chi ama la musica classica sarebbe troppo lungo. Posso solo ricordare per quanto mi riguarda che, nel corso del recente lockdown, nella forzosa immobilità, ho riascoltato con rigorosa concentrazione soprattutto le sua sonate e partite per violino, risalenti al periodo di Köthen. Ebbene esse, nella loro natura di scrittura polifonica destinata a uno strumento solo, costituiscono qualcosa di meraviglioso e di insuperato. Spirito geometrico e poesia sono un tutt’uno, in Bach, e la Partita per violino BWV 1004 in re minore tocca nella “Ciaccona” conclusiva una vetta suprema di lirismo, materia divenuta spirito, com’è stato detto. Questo è Bach, per tacere ovviamente di tutto il resto della sua immensa produzione creativa.

 

Andrea Mariotti

 

2 commenti su “A duecentosettanta anni dalla morte di J.S. Bach

  1. Fiorella D’Ambrosio

    Nell’anniversario della morte di J.S.Bach, uno dei piu’grandi geni nella storia della musica, mi piace citare la seguente affermazione -da me pienamente condivisa- della violinista e direttrice d’orchestra britannica Rachel Podger: ”Quando si ascolta Bach,in qualche modo tutto va bene. Se passa un giorno senza che io suoni o ascolti Bach, me ne rendo conto perche’ mi manca qualcosa”.

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