SU “COME DONNA INNAMORATA” DI MARCO SANTAGATA

Non conoscevo la vena narrativa di Marco Santagata, studioso insigne di Dante e Petrarca, nonché autore di saggi critici notevoli, ad esempio su Leopardi (“Quella celeste naturalezza”). Ebbene di Santagata ho appena finito di leggere il romanzo ” Come donna innamorata” (finalista al Premio Strega 2015). In questo romanzo troviamo la storia del Sommo Poeta concretata nelle pieghe della vita quotidiana (gli scritti vergati nella cucina di casa a Firenze per dirne una, con la moglie Gemma ed i figli a reclamare l’ attenzione di Dante marito e padre). E poi e soprattutto l’amore per Beatrice; ma anche la problematica iniziazione alla vita politica, che portò come sappiamo Dante al priorato nel 1300. A me due cose sono particolarmente piaciute di questo libro. Intanto la convincente e suggestiva rievocazione dell’amicizia fra Dante e Guido Cavalcanti, sul filo di un reciproco affetto insidiato però senza posa dalla differente condizione sociale dei due, fino al crudo epilogo segnato dal confino di Cavalcanti a Sarzana (con Dante per l’appunto nell’ esercizio della sua importante carica pubblica). E, non secondariamente, dal mio punto di vista, le pagine dedicate da Santagata al disegno dantesco dell’eden, negli anni dell’esilio e della composizione della seconda cantica del poema sacro; eden dove il pellegrino Dante rivedrà Beatrice discesa dal cielo (PURG.XXX). Quanto appena detto per la devozione particolare da me nutrita verso il suddetto canto della COMMEDIA, l’ unico in cui è pronunciato il nome del poeta; a riscontro testuale di una sovrumana, stupenda fusione fra la vicenda dell’ uomo (“i segni de l’antica fiamma”) e sovrasenso allegorico rivestito da Beatrice, nell’atto tutt’altro che agevole, per il pellegrino Dante, di sostituirsi a Virgilio. Ma, tornando alla vena narrativa di Santagata, ecco che senza esitazione dovrò riconoscerla assolutamente felice; giacché quel senso di naturalezza e semplicità, discende dall’alto di una dottrina solida e rigorosa, capace di sciogliersi in schiettezza comunicativa (e, nel caso del Sommo Poeta, risultato particolarmente lodevole). Il nove novembre prossimo sarà un anno che abbiamo perduto Marco Santagata; e mi sembra di poter dire che un modo di onorarne la memoria sia anche quello di apprezzarne sempre di più la sua felicità narrativa (accanto, è naturale, alla durevole consapevolezza del suo rigore di studioso; e valga in particolare, in merito, la curatela del canzoniere petrarchesco per i ” Meridiani”).
Andrea Mariotti

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