“CARO PIER PAOLO” DI DACIA MARAINI

Ho avuto modo di leggere in questi giorni il libro di Dacia Maraini dedicato a Pasolini, non a caso intitolato “Caro Pier Paolo” (Neri Pozza Editore), avendo la scrittrice come ben sappiamo conosciuto da vicino il grande scrittore e regista. Il libro l’ho trovato bello, ispirato, scritto con grazia e lucidità, e non poteva essere altrimenti, considerando lo spessore narrativo dell’autrice. Con il suo “piccolo cuore illuminista” la Maraini scruta infatti in modo carezzevole ma senza sconti le forti contraddizioni di una coscienza -quella di Pasolini- che comunque, forse più di ogni altra, ha dato voce alle inquietudini del nostro Novecento; testimone “della spietata mutazione avvenuta nel trentennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale, dal crepuscolo del cristianesimo agrario e dell’umanesimo socialista alla luce artificiale di una società tanto permissiva quanto repressiva”, per dirla qui con le parole fermissime di Franco Fortini. Sotto forma di lettere inviate all’ amico Pier Paolo sognato di frequente -tornando al libro in oggetto- ecco quindi la scrittrice costruire, strato su strato, un Pasolini “privato”; quello dei frequenti viaggi in Africa condivisi insieme ad Alberto Moravia: un Pasolini affamato di vita, verbalmente violento a volte, ma dolce nel fondo del suo essere, dotato di antenne sottilissime nell’intercettare le movenze recondite dell’animo umano. Naturalmente non devo togliere a chi legge il piacere di scoprire il libro in questione, ma non posso fare a meno di sottolineare che in esso, puntualmente -grazie all’acutezza dell’autrice rafforzata dalla conoscenza diretta dell’uomo- affiorano tutte le sofferenze di un cuore di poeta capace di scrivere una delle liriche più straziate del secolo alle nostre spalle, la famosa e stupenda “Supplica a mia madre”. E come tacere dell’ultima “lettera”, nella quale la Maraini, in un “sogno felice” viene tirata per una mano da Pier Paolo cominciando a ballare, “con una gioia del movimento fine a sé stesso”? Pagina toccante, frutto della penna di una scrittrice che, in sordina e scorrevolezza, ci racconta molto di un uomo che ricordiamo scosso, negli ultimi suoi anni, da un autentico “furore paolino” (come ebbe a dire Enzo Siciliano nella sua biografia del grande scrittore e regista). Quel furore paolino concretatosi nella formidabile stagione “corsara” in grado di incidere a fondo sulle nostre coscienze e pagata con la vita, intollerabile “verità” giuridica a parte.

 

Andrea Mariotti

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