LA PASQUA DI ANDREA ZANZOTTO

Elegia pasquale

 

Pasqua ventosa che sali ai crocifissi

con tutto il tuo pallore disperato,

dov’è il crudo preludio del sole?

e la rosa la vaga profezia?

Dagli orti di marmo

ecco l’agnello flagellato

a brucare scarsa primavera

e illumina i mali dei morti

pasqua ventosa che i mali fa più acuti

 

E se è vero che oppresso mi composero

a questo tempo vuoto

per l’esaltazione del domani,

ho tanto desiderato

questa ghirlanda di vento e di sale

queste pendici che lenirono

il mio corpo ferita di cristallo;

ho consumato purissimo pane

 

Discrete febbri screpolano la luce

di tutte le pendici della pasqua,

svenano il vino gelido dell’odio;

è mia questa inquieta

gerusalemme di residue nevi,

il belletto s’accumula nelle

stanze nelle gabbie spalancate

dove grandi uccelli covarono

colori d’uova e di rosei regali,

e il cielo e il mondo è l’indegno sacrario

dei propri lievi silenzi.

 

Crocifissa ai raggi ultimi è l’ombra

le bocche non sono che sangue

i cuori non sono che neve

le mani sono immagini

inferme della sera

che miti vittime cela nel seno.

 

Andrea Zanzotto (dalla raccolta “Dietro il paesaggio”, 1940-48)

 

 

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